La pace nell’oro, la bolla dell’argento
In un anno il loro prezzo è esploso ma ora sta rallentando: perché?
Si è chiuso un anno brillante, per l’oro, e pure per l’argento. Il biondo metallo, un po’ come il grande Armand Duplantis che ogni volta che imbraccia l’asta per saltare fa il record del mondo, ha macinato primati su primati, valori mai visti prima (almeno nell’era recente…) sfondando quota 4mila dollari l’oncia. Il suo “gemello” in seconda, invece, non è arrivato a valere tanto ma ha subito una rivalutazione che, nel corso di appena dodici mesi ha portato il prezzo a raddoppiarsi.
Oro e argento, la corsa e la frenata
È giunto a valere, l’argento, fino a 80 dollari l’oncia. Si partiva da poco meno di 40. Solo che, una volta raggiunta la quota (stratosferica), è arrivata la mazzata. In poche ore il metallo ha perduto più del dieci per cento del valore che aveva acquisito. Contestualmente, pure l’oro ha iniziato a perdere colpi. Tanto che, in giro, gli analisti hanno trovato come impegnare le ultime ore del 2025. Che sta succedendo? La prima risposta, la più ovvia e scontata, è che quando si cresce tanto, poi, un calo è a dir poco fisiologico. Pure per oro e argento. Vieppiù che l’argento, a differenza dell’oro, non è (solo o quantomeno principalmente) un bene rifugio ma viene utilizzato in tante delle tecnologie che dovrebbero cambiare il volto del globo.
Ai, green e la pace: non è solo una questione di materie prime
Dall’energia fotovoltaica fino alla farmaceutica passando, ovviamente, per i tanti impieghi nell’ambito tech: dai touch screen fino ai chip e ai circuiti. A questo punto, però, c’è pure chi si fa la domanda delle cento pistole: vuoi vedere che il crollo repentino del prezzo dell’argento altro non rappresenti che l’inizio della fine per la “bolla” dell’intelligenza artificiale? È più probabile, per il momento, che non sia così. In un anno, stando ai calcoli di Bloomberg, l’Ai ha rappresentato una delle leve finanziarie più lucrose. Forse l’ultima frontiera per le speculazioni dopo il lento e inesorabile tramonto dell’energia green, cominciato con l’elezione alla Casa Bianca di Donald Trump (drill, baby, drill). Un affare da 550 miliardi di dollari che, naturalmente, sono finiti (quasi) tutti nelle tasche dei grandi vapori del vapore digitale. Da Elon Musk e fino a Jensen Huang, Ceo di Nvidia. Di sicuro l’Ai non riuscirà a mantenere gli attuali livelli di capitalizzazione ma ipotizzare un’apocalisse da qui a poco, forse, è ancora prematuro. Un’altra analisi, infine, riferisce che il prezzo dell’oro e dell’argento in calo non sia altro che un messaggio di pace. Gli investitori, fiduciosi nei proclami di Trump, sembrano credere ai negoziati tra Russia e Ucraina. E perciò avrebbero iniziato a smobilizzare i capitali investiti in lingotti per tornare sui mercati.
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