Editoriale

La politica del cruciverba

di Tommaso Cerno -


di TOMMASO CERNO

A Roma sono caduti due pini. Nel cuore della città in Piazza Venezia. E come in un cruciverba si è scoperto che c’erano due delegati al verde pubblico. Uno per il verde verticale e uno per quello orizzontale. Con tutta questa politica c’è stato chi guardava il pino mentre se ne stava in piedi, ora ce n’è un altro che assiste alla sua morte mentre in posizione orizzontale sta bello e sdraiato in strada. Manca l’assessore al verde inclinato che si sarebbe potuto accorgere che quell’albero non stava poi così bene.

Assisteremo, come già ci ha fatto intuire il sindaco Gualtieri, ad un dibattito surreale sulle cause di questa caduta, dibattito che abbraccerà tutto il sapere umano dal cambiamento climatico ai tremori sotterranei per i lavori infiniti della linea C della metropolitana capitolina, passando per la cocciniglia e per le carie arboree su cui già il primo cittadino ci ha donato una elucubrazione degna dell’alta botanica imperiale. Il problema è che questa scena solo apparentemente banale, ma in realtà drammatica, che accade nel cuore della capitale italiana, luogo simbolo della politica dai tempi di Romolo e Remo, è una metafora che fa impallidire quello che oggi è il sistema residuale del Palazzo rispetto alla vita reale del cittadino.

Se ci badate succede un po’ con tutte le cose, che ci sia sempre qualcuno che le guardava prima, qualcuno che ne denuncia la prematura scomparsa dopo, ma mai nessuno responsabile di quello che capita in mezzo. Succede con il carovita per cui c’è un delegato verticale che si occupa di spiegarci l’incremento del petrolio e del gas a seguito delle guerre di invasione e delle grandi strategie planetarie. E poi c’è un delegato orizzontale che ci spiega come farà la gente a tirare a campare a suon di prebende e di bonus e di elemosine di Stato, come se quelle piovessero dal cielo e non fossero sempre pagate attraverso le tasse di quegli stessi cittadini che poi se le ritrovano in tasca per fare quello che ogni giorno avrebbero dovuto fare senza bisogno di ulteriori interventi dello Stato.

E manca anche qui come in Campidoglio chi si occupa del piano inclinato e cioè di prevedere gli effetti delle decisioni che vengono prese nel mondo e di non fare in modo che questi cadano dritti e privi di vita in testa alla gente che lavora, quando va bene, o che nemmeno lavora, quando va meno bene. E così possiamo dire della guerra. Quella politica verticale che ci spiega che l’invasione di Putin ci spinge a mandare armi in Ucraina per mesi, forse anni, illudendoci che questa è una strategia di pace per ritrovarci un anno dopo con decine di migliaia di morti e una crisi politica, economica, sociale devastante che esce ben al di fuori dei confini dell’Ucraina a sentir parlare di vittoria necessaria, di allargamento della Nato, cioè di quella dimensione orizzontale del conflitto che chi oggi è al vertice delle istituzioni dell’Occidente aveva come prima e unica strategia e lo sapeva dall’inizio che così sarebbe finita. Un po’ come quegli alberi caduti nel cuore di Roma.

E che dire poi dell’inflazione. Di quella Banca Centrale Europea verticale che manda in alto i tassi sempre più su, mentre nella dimensione orizzontale della nostra vita di tutti i giorni l’effetto di questo strumento non soltanto non si vede come beneficio al caro prezzi che continuano a salire, ma si aggiunge al fardello di tasse, imposte, costo della vita quotidiana sotto forma di incremento di mutuo e prestiti che vanno a pesare nelle tasche degli italiani rendendo davvero la loro esistenza un piano inclinato sempre più alto e faticoso da scalare.

Serve che la politica si occupi di quello spazio intermedio tra quel pino eretto bello e antico in Piazza Venezia e quel legno da ardere cascato in terra senza che nessuno se ne accorgesse prima. Serve che i cittadini abbiano la percezione che c’è qualcuno da loro delegato che si occupa di quel periodo intermedio tra le cose come noi le riteniamo possibili e quelle che davvero saranno. Serve quello che in una parola è sempre stata la politica e che oggi si è trasformata in qualcosa di diverso, anche in questo caso fra una dimensione verticale, quella della promessa elettorale che sfida il cielo e quella poi di una gestione ordinaria e amministrativa orizzontale che non riesce più a scorgere neanche al di là della famosa siepe.


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