Editoriale

La strana coppia

di Tommaso Cerno -


La strana coppia

di TOMMASO CERNO

La strana coppia. Se i tempi sono quelli della Costituzione, faremo in tempo a vedere Draghi alla guida dell’Unione Europea e poi seduto al Colle, dove avrebbe già voluto stare, ma con un premier con maggiori poteri e scelto dal popolo. Se questa è fantascienza, non lo è meno dell’integrazione con i musulmani in Italia, anzi è forse il viaggio più logico che un’Europa in crisi può fare nel momento in cui ha bisogno del Mediterraneo, cioè di un’Italia capace di riprendersi e ridare fiducia alla democrazia affidando davvero il compito di governare a quel popolo sovrano che negli ultimi 15 anni è stato preso in giro e che ha smesso di andare alle urne perché non crede più alle frottole che gli raccontano.

Basta guardare la favola dei migranti, il più grande bancomat degli ultimi vent’anni gestito quasi solo dalla sinistra, che ha prodotto come derivata del clamore politica con cui abbiamo speso i quattrini degli italiani personaggi come Soumahoro, assurti a simbolo letterario di un mondo migliore ma invischiati in vicende che mostrano il peggior volto dell’Italia che tutti conosciamo e che sappiamo bene sia ancora quella che domina il potere e i soldi. Almeno quelli pubblici. Ben venga l’aiuto dell’Albania, che sicuramente farà meglio delle nostre cooperative finanziate con le nostre tasse e che ci hanno mostrato dall’inchiesta di Roma sulla Terra di Mezzo fino alla Karibu della signora moglie del deputato dei Verdi e Sinistra italiana come morto un Papa, la corruzione negli appalti in un Paese che non aveva più un centesimo per costruire alcunché, se ne è subito fatto un altro nel nome dell’uguaglianza che invece ha reso ancora più diseguali sia i disperati che scappano in cerca di fortuna e trovano il peggio da noi sia il portafoglio della classe media che non conta più niente e non vale più nulla.

Non solo gli albanesi ci daranno una lezione, ma se questo utilizzo di accordi fuori dall’Unione Europea porterà all’impegno di tutti i paesi del Mediterraneo, lentamente si intende, nell’affrontare con la politica e non con lo sperpero il nodo delle grandi migrazioni, l’Occidente in ginocchio e buono solo a parlare avrà molto da guadagnarci. Nel frattempo tutti questi sintomi portano all’idea che sia necessario un nuovo ruolo dell’Italia in Europa, e questo ruolo in qualche modo passerà dalla figura di Mario Draghi, che insieme al premier Meloni potrebbe aprire una nuova fase nel 2024 per portare l’Unione in una direzione sostenibile, all’abbandono della via del necessario per la via dell’utile.

A riformare quella strana coppia che anche durante il governo tecnico che vedeva Super Mario a Palazzo Chigi e Giorgia solitaria all’opposizione era sembrata meno conflittuale di quanto volessero far intendere i partiti. E non c’è dubbio che per il nostro paese una sana competizione fra il curriculum pieno di meraviglie del grande banchiere e quello un po’ più coatto ma anche politico della nostra Presidente del Consiglio funzionerà certamente meglio di quanto abbia funzionato il patto fra Ursula von der Leyen, una delle peggiori Commissioni della storia europea, e quel Paolo Gentiloni sopravvissuto al tracollo di Matteo Renzi e perfino di Enrico Letta e rimasto l’ultimo baluardo istituzionale di un Partito democratico che ha governato Europa e Italia senza mai essersi guadagnato nelle urne il titolo per farlo.

Ed è in questa strana guerra che Elly Schlein dovrà trovare la forza di censurare molto più i Soumahoro di quanto faccia con l’Albania, portando il Pd a un punto zero che è l’unico luogo da cui può risalire per non restare un partito con la testa fuori dall’acqua e il corpo immerso in un liquido immobilizzante che l’ha reso una forza depressa e in preda al caos.


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