LIBERALMENTE CORRETTO – Dio esiste? Risponde il cardinale Robert Sarah
Il cardinale Robert Sarah, nel suo recente libro “Dio esiste?”, risponde alle domande dell’editore Cantagalli su temi di grande interesse ecclesiale e sociale. Non vuole compiacere la cultura del “progresso”, riducendo il messaggio evangelico a filosofia del benessere. Gli preme evidenziare che il cristianesimo è in primo luogo “incontro”, che investe tutti gli aspetti della vita, non solo la sfera conoscitiva e contemplativa dell’uomo. Differisce dalle altre religioni; non è una semplice “lingua religiosa” fra le tante, un codice culturale o una via particolare verso l’Assoluto.
Nelle altre religioni l’uomo cerca Dio, nel cristianesimo Dio cerca l’uomo e si fa carne. Il Verbo incarnato è l’essenza del cristianesimo ed elemento differenziale rispetto alle altre fedi. Pensarlo come idioma spirituale, una delle tante vie per raggiungere l’assoluto, significa concepire un cristianesimo senza Cristo. Nessun’altra fede osa affermare un simile paradosso: un Dio che si fa servo, che muore per l’uomo. Tutte le altre religioni, pur contenendo semi di verità, rimangono incapaci di colmare la distanza fra Dio e l’uomo. In Cristo la distanza è abolita.
Per Sarah relativizzare questa unicità significa negare il cuore stesso del Vangelo. Balza agli occhi la distanza rispetto a Papa Francesco, che proclamava la fede in Cristo non già come Verità, bensì come una delle possibili rappresentazioni di essa: una delle strade, non la strada. Da qui una lunga serie di conseguenze dottrinali. Innanzitutto: la critica al relativismo culturale e alla concezione intimistica della dimensione religiosa, che mettono la sordina alla voce del magistero ecclesiale nella cosa pubblica. I cattolici non devono rimanere in silenzio; la fede abbraccia tutti gli aspetti della vita e si riflette nelle relazioni sociali. Il rapporto con Dio non riguarda solo l’intimità della coscienza, ma anche la relazione col prossimo, soprattutto debole e indifeso, che è immagine di Dio.
La cultura cristiana, riconoscendo il diritto naturale e la dignità originaria della persona umana, preesistente alle deliberazioni dell’autorità politica, ha posto le basi della libertà e della democrazia in occidente. Smarrendole, l’Occidente smarrisce se stesso, perde la sua identità e, in ultima analisi, imbocca la strada che conduce a un nuovo autoritarismo istituzionale, con pretese pianificatrici globaliste, “ecologicamente” orientate. Sarah denuncia la cultura globalista come la nuova religione secolare del nostro tempo.
Essa promette un mondo senza frontiere, senza differenze, senza identità, ma il prezzo è l’uniformità spirituale, l’eliminazione di ogni radice, la cancellazione della memoria. Il globalismo, secondo il cardinale, non unisce: appiattisce. Non nasce dall’amore, ma dal controllo. È un progetto che riduce la persona a un numero, il pensiero a opinione, la libertà a consumo. Dietro il mito dell’universalismo si nasconde una colonizzazione ideologica che vuole imporre un modello unico di uomo senza Dio, senza patria, senza verità.
Per Sarah, la vera universalità è un dono di Dio, non il frutto di un algoritmo economico. Solo Cristo unisce i popoli rispettandone le identità, perché l’unità cristiana è comunione, non fusione. Il globalismo, al contrario, crea una torre di Babele digitale e spirituale, dove tutti parlano ma nessuno si capisce. Questo processo involutivo è particolarmente evidente in Europa. L’attuale Unione europea ha scelto di recidere il legame con Dio, riducendo l’uomo a cittadino-consumatore, sostituendo la verità con il compromesso e la libertà con il desiderio illimitato.
Per Sarah, questo tradimento non è solo politico, ma spirituale: un continente che rifiuta Cristo si condanna all’irrilevanza e al suicidio demografico e morale. L’Europa si dice “tollerante”, ma rimuove le sue chiese, vergognandosi del Vangelo che le ha dato vita. Il cardinale vede in questa apostasia culturale l’origine del suo male più profondo: l’Europa ha dimenticato la sua anima. Sbaglierebbe chi vedesse in queste proposizioni gli enunciati di un sistema ideale, teocratico e totalizzante. Le radici cristiane, care a Sarah e Benedetto XVI, non tendono a “escludere”; al contrario sono inclusive; costituiscono la linfa della cultura di libertà e di tolleranza, alla base dell’assetto democratico, a giovamento di tutti.
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