L’Onu ha ancora una chance per salvare la faccia
La catastrofe di Gaza è la dimostrazione più brutale di quanto il diritto internazionale resti ostaggio della politica delle grandi potenze: solo i deboli, come abbiamo già scritto, sottostanno a queste leggi. Israele può contare sull’appoggio degli Stati Uniti, che con il loro veto al Consiglio di Sicurezza bloccano ogni tentativo di risoluzione, lasciando il mondo a guardare impotente. Ma c’è uno spiraglio: la risoluzione 377, “Uniting for Peace”. Adottata nel 1950, permette all’Assemblea Generale di superare lo stallo e di raccomandare azioni collettive quando il Consiglio si rivela incapace. Non è vincolante, certo, ma ha già fatto la differenza in altre crisi e oggi questa risoluzione potrebbe essere decisiva. Il presidente colombiano Petro l’ha rilanciata, chiedendo addirittura un “esercito mondiale” per fermare il genocidio. Se davvero c’è una extrema ratio, se davvero esiste uno strumento per non restare complici, è questo. L’Onu è davanti a un bivio: piegarsi ancora al ricatto del veto o dimostrare che la pace può e deve trovare una strada.
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