Iran: quando il matrimonio diventa pedofilia di Stato
La legge iraniana legittima ciò che dovrebbe essere un crimine, nel totale silenzio europeo.
Un’inchiesta del quotidiano riformista Shargh ha rivelato l’esistenza di una piattaforma online, “Adam e Hava”, legalmente autorizzata dal governo iraniano, che consente ai genitori di iscrivere figli e figlie a partire dai 13 anni per contrarre matrimonio. Il sito permette la creazione di profili completi per adolescenti senza alcun filtro sull’età e senza garanzie di tutela. Le registrazioni mostrano una forte concentrazione di utenti minorenni nelle aree più povere del Paese, dove i matrimoni precoci sono ancora diffusi. Le ragazze compaiono soprattutto tra i 13 e i 16 anni, mentre i ragazzi tra i 16 e i 18.
Un mercato del matrimonio infantile in Iran
Il questionario della piattaforma indaga su religione, ruoli di genere e orientamenti politici, ma non contempla la volontà o la maturità emotiva dei minori. Il responsabile del sito, Mohammad-Hossein Asghari, ha dichiarato che l’attività è conforme alla legge iraniana, che fissa l’età minima per sposarsi a 13 anni per le ragazze e 15 per i ragazzi. Secondo i dati diffusi, circa 300.000 persone hanno tentato di registrarsi e 70.000 profili sono stati approvati dopo controlli di identità e colloqui psicologici. Gli attivisti denunciano che la piattaforma è un vero e proprio mercato del matrimonio infantile. Ricordano che i bambini costretti a sposarsi tra i 10 e i 16 anni non hanno la maturità necessaria per affrontare una vita di coppia o la genitorialità, e sono esposti a violenza e traumi permanenti.
Silenzio complice e femminismo da salotto
Il fenomeno si inserisce in una politica più ampia: la guida suprema Ali Khamenei continua a promuovere matrimoni precoci e natalità elevata per raggiungere l’obiettivo di 150 milioni di abitanti. Nel 2021 il parlamento ha approvato la legge sulla “Rivitalizzazione della popolazione e protezione della famiglia”, che punisce chi scoraggia la procreazione o ritarda il matrimonio. Secondo l’Istituto statistico iraniano, nel 2024 sono stati registrati quasi 26.000 matrimoni di ragazze sotto i 15 anni, un calo rispetto ai 32.000 dell’anno precedente. Numeri che restano comunque allarmanti e confermano una realtà drammatica: in Iran l’infanzia continua a essere sacrificata sull’altare di politiche demografiche e tradizioni oppressive. Non meno inquietante è il silenzio europeo e italiano.
Mentre migliaia di bambine vengono spinte al matrimonio in Iran, le cosiddette femministe da salotto preferiscono discutere di simboli e linguaggi inclusivi, evitando di affrontare la brutalità di chi priva le adolescenti della loro infanzia. Perché non se ne parla? Perché denunciare questi abusi significherebbe mettere in discussione privilegi, comodità e narrazioni rassicuranti. Ignorare la violenza sistemica equivale a legittimarla.
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