Politica

Mentre si litiga su Conte, il M5s sprofonda

La leadership dell’ex premier traballa, fioccano le polemiche e i sondaggi dicono che i Cinque Stelle sono sotto il 13 per cento

di Giovanni Vasso -


Mai così in basso nei sondaggi, mai così diviso al suo interno, il Movimento Cinque Stelle pensa a rifarsi il logo. Ma a Giuseppe Conte servirà molto di più per rilanciare la sua leadership all’interno della Balena pentastellata.
La notizia relativa al nuovo simbolo M5s, che circolava ormai da diversi mesi, è diventata semi ufficiale quando il senatore Mario Turco, esponente dell’anima contiana del Movimento, ne ha parlato con Adn Kronos. Archiviata l’era di “uno vale uno”, come ogni partito nell’era liquida della comunicazione politica, anche il M5s si affiderebbe alla personalità del leader. Scegliendo di scrivere il suo nome, Giuseppe Conte, all’interno del logo. La novità, però, dovrebbe prendere corpo soltanto dopo la tornata elettorale delle amministrative. Quando, come ha riferito Turco, “proseguirà il consolidamento del nuovo corso avviato da Conte, con una prospettiva politica sempre più incentrata sulla transizione ecologica ed energetica”.
Il problema vero, però, sarà comprendere se Giuseppe Conte potrà essere ancora considerato il leader del M5s dopo le amministrative. Già adesso, a urne sigillate, il clima è rovente.
Nel fine settimana, intervistato dal Corriere della Sera, l’eurodeputato Dino Giarrusso ha pronunciato parole di fuoco sull’ex premier e sui suoi più fidati alleati. “Eravamo il partito della democrazia diretta, lui ha nominati tutti e finora si è affidato ai plebisciti: mi volete o no?”. Dunque ha rincarato la dose: “Cerchio magico? Lo chiamerei cerchio tragico visto i risultati che sta ottenendo”. All’uppercut di Giarrusso, è seguito il gancio dell’ex ministro Vincenzo Spadafora che a InOnda su La7 ha affermato: “Paghiamo un deficit politico che stiamo pagando in maniera molto forte. Cioè la sua popolarità, che è indubbia, non riesce a colmare un deficit politico che è quella capacità di costruire il nuovo partito, il nuovo corso”. In parole povere, per Spadafora, l’ex premier non solo non aggiunge granché in termini di appeal elettorale al Movimento ma pesa in maniera ingombrante sugli equilibri interni al punto da lasciar temere scissioni: “Credo anche che molti di noi abbiano la percezione che Conte voglia accompagnare all’uscita tante persone. L’incidente è sempre dietro l’angolo e sembra quasi che ce lo stiamo cercando”.
Le parole di Spadafora hanno sollevato la reazione infuriata dei contiani, a cominciare dal ministro alle politiche agricole Stefano Patuanelli e dalla vicepresidente al Senato Paola Taverna. Patuanelli su Fb ha scritto: “Caro Vincenzo, io non penso ci sia alcun deficit. Ma tu che pensi ci sia, dai un contributo intervenendo sempre e solo contro Giuseppe? Non ti sembra di limitare la tua intelligenza politica indiscutibile così?”.
Taverna, invece, ha scelto Twitter per una replica velenosa al collega Spatafora: “Deficit politico di Conte? Ma per favore… Paghiamo altri tipi di deficit da parte di alcuni colleghi… Anche basta”.
Intanto i sondaggi fotografano l’erosione inarrestabile del consenso pentastellato. Secondo le rilevazioni di Dire-Tecné pubblicate oggi, il Movimento Cinque Stelle perde un ulteriore 0,2 per cento attestandosi sotto la soglia psicologica del 13 per cento. Adesso il M5s ha il favore del 12,9 per cento dell’elettorato mentre prosegue la corsa di Fratelli d’Italia (22,7 per cento) e si stabilizza la rimonta del Partito democratico (21,5%). Sarà davvero difficile, se non impossibile, per il M5s, confermarsi ai livelli dell’exploit 2018.


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