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Milano Cortina 2026: le Olimpiadi invernali della parità di genere. Oltre le medaglie una conquista culturale

di Laura Tecce -


Le Olimpiadi Invernali di Milano Cortina 2026 entreranno nella storia non soltanto per lo scenario unico o per le medaglie conquistate, ma anche per una svolta in termini di civiltà e inclusione: sarà la prima edizione invernale con piena parità di genere tra atleti e atlete, con una partecipazione femminile prevista al 47 per cento, mai così alta.

Un traguardo che segna la piena attuazione delle politiche di uguaglianza del Comitato Olimpico Internazionale, già sperimentate con i Giochi estivi di Parigi 2024. Un risultato atteso da anni, molto più di una semplice statistica: la progressiva inclusione è stata frutto di un percorso complesso, iniziato tra scetticismi e resistenze; un traguardo che non è un punto d’arrivo, ma l’inizio di una nuova coscienza collettiva, quella in cui lo sport diventa il motore di una società più equa e moderna.

Un viaggio lungo un secolo: quando nel 1924 a Chamonix si svolse la prima edizione dei Giochi olimpici invernali, le donne ammesse furono appena 11 su 258 atleti, poco più del 4 per cento. Si trattava di figure pionieristiche, spesso guardate con sospetto in un’epoca in cui lo sport era ancora percepito come “territorio maschile” e le atlete confinate a poche discipline, spesso considerate “meno impegnative”. Ci sono voluti decenni per scalfire queste barriere: a St. Moritz 1948 le atlete salirono all’11,5 per cento, mentre a Cortina 1956, prima edizione ospitata in Italia, si raggiunse il 16. Piccoli passi, ma fondamentali per aprire la strada alle generazioni future.

Negli anni Sessanta, con la spinta dei movimenti per i diritti civili, la partecipazione femminile arrivò a superare il 21per cento (Squaw Valley 1960) ma è stato solo dagli anni Novanta che il cambiamento ha accelerato in modo evidente, grazie all’azione determinante del Cio che ha introdotto nuove discipline femminili, gare miste e incoraggiato le federazioni a garantire pari opportunità.

A Nagano 1998 le atlete erano già il 36 per cento, con 787 donne su 2.176 partecipanti: una cifra impensabile solo trent’anni prima. Da lì in avanti la crescita non si è più fermata: a Salt Lake City 2002 le atlete erano quasi il 34 per cento, Torino 2006 raggiunse il 38 per cento, Vancouver 2010 superò la soglia del 40, mentre Sochi 2014 mantenne lo stesso livello, arricchito però dall’ingresso storico del salto con gli sci femminile. PyeongChang 2018 ha toccato il 43 per cento di presenze femminili, e a Beijing 2022 la quota è salita al 45, la più alta mai registrata fino a quel momento.

E adesso tocca a noi: Milano Cortina 2026 con 1.362 atlete attese su un totale di 2.900 partecipanti, apre simbolicamente una nuova era: quella della parità, appunto. Una conquista culturale che riconosce che il talento non ha genere e che lo sport può e deve essere un motore di trasformazione sociale. Milano e Cortina, unite sotto il segno dei cinque cerchi, una vittoria che va ben oltre le medaglie: quella di una nuova coscienza collettiva.


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