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Milano, una città in vendita: vince il “coperchio” dei fondi immobiliari

Ogni metro quadro costruito racconta una sfida aperta da anni

di Dave Hill Cirio -


Milano, dal sequestro della Torre Unico-Brera ai capitali globali che ne influenzano il destino: è una città in vendita. Da due giorni tutti sanno che la torre di lusso di via Anfiteatro è ferma per disposizione giudiziaria. Ma ciò che interessa davvero è un’altra storia: Milano non è più la città che tutti pensavano di conoscere.

Milano, una città in vendita

Brera diventa il simbolo di tensioni profonde tra governance pubblica, capitali globali e norme urbanistiche incapaci di reggere il passo della finanza internazionale.

La vicenda coinvolge 27 indagati, tra professionisti, progettisti e funzionari, accusati di abusi edilizi, lottizzazione abusiva e falsi nelle autorizzazioni. Il progetto ha trasformato un’area vuota dal 2006 in due palazzi di 4 e 11 piani, con 27 appartamenti di lusso, box, cantine e servizi aggiuntivi. I residenti denunciano “balconi compressi, luce sottratta, aria persa”. Come se il quartiere fosse stato compresso in una gabbia di cemento. La Torre come un coperchio buttato sul cuore della città.

Il sequestro arriva dopo verifiche che hanno rivelato un paradosso amministrativo: nel 2008 il Comune aveva classificato come di “valore storico-testimoniale” un edificio già demolito nel 2006. La contraddizione, nei verbali dell’inchiesta e nei documenti dei consulenti dei pm: l’inadeguatezza dei controlli pubblici e la facilità con cui alcuni cantieri possono aggirare la normativa.

Sul piano sociale, i residenti temono un cantiere abbandonato che possa degradare la zona. Alcuni definiscono il sequestro “una beffa”: l’edificio resta fisicamente presente, ma la convivenza tra vecchia residenzialità e nuova torre non è risolta. Brera diventa così simbolo di una città che cambia più velocemente delle regole che la governano, un avvertimento chiaro per chi pensa di guidare lo sviluppo urbano all’insegna della “urbanistica creativa”.

L’invasione dei fondi immobiliari

Milano, nel frattempo, è diventata una piazza globale per i fondi esteri. Player come Qatar Investment Authority, Brookfield, Hines e Axa Im, insieme a gestori locali, acquisiscono edifici, portafogli di immobili e progetti da rigenerare, influenzando valori, priorità urbanistiche e vincoli storici.

Gli effetti sono concreti e misurabili. Secondo la società mondiale Jones Lang Lasalle, nei primi nove mesi del 2025 gli investimenti nei capital markets immobiliari hanno raggiunto circa 8,2 miliardi di euro, con Milano al centro della geografia nazionale. Monitorimmobiliare rileva che oltre il 74% degli investimenti immobiliari italiani nel 2025 è confluito nel capoluogo lombardo. Nel segmento delle residenze di pregio, Engel & Völkers Italia con Nomisma segnala un aumento delle compravendite di immobili di lusso (+7%) e prezzi fino a 27mila euro al metro quadro in zone centrali come Brera e il Quadrilatero.

Analisi di Tirelli & Partners confermano la persistenza della domanda internazionale nei segmenti Top e Luxury, oltre i 3-6 milioni di euro, con acquirenti stranieri ed expat a sostenere il mercato. “La pressione dei capitali ridefinisce la città, a volte più delle leggi locali”, osservano gli esperti, sottolineando come il tessuto residenziale tradizionale rischi di sparire dai quartieri centrali.

Quartieri come Brera, Porta Nuova e il Quadrilatero attraggono capitale globale e spingono al rialzo valori e canoni, creando una città a doppia velocità: zone centrali finanziarizzate e periferie meno appetibili, dove la domanda residenziale tradizionale fatica a trovare spazio.

Profitti enormi, ogni metro quadro costruito racconta la sfida

Gli interventi di lusso portano profitti enormi, ma sollevano domande su chi Milano debba servire davvero: il mercato globale o i cittadini che ci sono nati o hanno scelto di viverci. Il sequestro di Brera, un segnale chiaro: il conflitto tra rendita globale, regole locali e funzione sociale della città è aperto. Milano è a un bivio.

La sfida non è solo edilizia o giudiziaria: è culturale, politica e sociale. Governare la trasformazione, restituire senso urbano e comunitario, e definire un equilibrio tra capitale internazionale e cittadinanza è la vera partita. Ogni metro quadro trasformato oggi può diventare non solo un investimento da milioni, ma un simbolo tangibile di chi governa davvero Milano: il denaro globale o chi pensa di programmarne il futuro. Un metro quadro che racconta il destino stesso della città.

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