Esteri

Mosca espelle 24 diplomatici italiani (dopo che Draghi aveva cacciato quelli russi)

La rappresaglia del Cremlino. In Ucraina prosegue l’offensiva di Putin: impiegate armi laser di ultima generazione

di Adolfo Spezzaferro -


Mentre Mario Draghi plaude alla richiesta ufficiale di Finlandia e Svezia di ingresso nella Nato, auspicando che si faccia presto (Turchia permettendo), Mosca va al contrattacco sul fronte diplomatico e colpisce proprio l’Italia. Il ministero degli Esteri russo infatti ha convocato l’ambasciatore italiano a Mosca Giorgio Starace per comunicargli l’espulsione di 24 diplomatici italiani “non graditi”. Una rappresaglia in risposta all’espulsione da parte del governo italiano di diplomatici russi. Il 5 aprile infatti il ministro degli Esteri Di Maio aveva annunciato l’espulsione di 30 diplomatici russi “per motivi di sicurezza nazionale”.

Oggi Mosca ha annunciato l’espulsione di 85 dipendenti di ambasciate europee: oltre ai 24 italiani, nella lista dei “non graditi” ci sono 34 dipendenti dell’ambasciata francese e 27 di quella spagnola. Questo perché anche Francia e Spagna, insieme all’Italia, ad aprile avevano espulso diplomatici russi. Il premier Mario Draghi dal canto suo Draghi definisce l’espulsione dei diplomatici italiani “un atto ostile”, pur sottolineando però che non bisogna assolutamente interrompere i rapporti diplomatici con la Russia. “Perché se si arriverà alla pace ci si arriverà attraverso quei canali diplomatici”, fa presente Draghi.

Oltre alla guerra diplomatica, prosegue l’offensiva russa in Ucraina. “Nonostante le attuali difficoltà”, la Russia continuerà la sua “operazione militare speciale” (così il Cremlino definisce l’invasione dell’Ucraina) fino al suo compimento, e finché “i suoi obiettivi, compresa la demilitarizzazione e denazificazione dell’Ucraina e la difesa delle repubbliche di Donetsk e Lugansk, saranno completamente raggiunti”. Parola del vicecapo del Consiglio per la sicurezza nazionale di Mosca, Rashid Nuurgaliyev, citato dalle agenzie russe. Il Cremlino inoltre rende noto che le truppe russe hanno iniziato ad utilizzare le prime armi laser di ultimissima generazione. Si tratta del sistema Zadira, in grado di neutralizzare i satelliti da ricognizione a una distanza di 1.500 chilometri. Un sistema in grado di distruggere vari sistemi di droni, permettendo così di risparmiare costosi missili del tipo Pantsyr e Tor. A causa del forte impatto termico queste armi bruciano letteralmente gli obiettivi fino a una distanza massima di cinque chilometri.

Infine, un aggiornamento dall’Azovstal, dove fino a ieri erano asserragliati il reggimento Azov e i marine ucraini. Mentre il Pentagono celebra l’eroismo dei militari che hanno resistito all’assedio russo per 82 giorni, Denis Pushilin, capo dell’autoproclamata repubblica di Donetsk, separatista e filorussa, propone di demolire l’acciaieria per costruirci un parco o un polo scientifico. La notizia, citata dall’agenzia Ria Novosti, è stata confermata anche dal consiglio comunale di Mariupol. Sarebbe fin troppo ingenuo pensare che in questa proposta non ci sia la volontà di cancellare per sempre il simbolo della resistenza ucraina.


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