Netanyahu ha innescato una spirale nucleare
Con il superamento dell'ultima “linea rossa” da parte di Tel Aviv, l'Iran ha la giustificazione giuridica perfetta per ritirarsi dal Tnp
Nelle attuali circostanze “non ha senso” che l’Iran partecipi al sesto round di colloqui con gli Stati Uniti che erano previsti per domani in Oman, “fino a quando non cessa l’aggressione del regime sionista contro la nazione iraniana”. Lo ha affermato in una nota il portavoce del ministero degli Esteri dell’Iran, Esmail Baghaei. L’escalation militare originata da Israele ha prodotto la prima, disastrosa conseguenza sul piano diplomatico, facendo saltare i negoziati sul nucleare tra Teheran e Washington. Un epilogo già scritto, a cui potrebbero seguire a breve altri “strappi”, ancora più pericolosi.
L’effetto domino atomico
La furia bellicista di Benjamin Netanyahu, come ha scritto Pino Arlacchi, ex vicesegretario generale dell’Onu, rischia di far saltare il regime di non proliferazione nucleare stabilito dal Trattato del 1970 (Tnp).
“Bombardando le installazioni nucleari civili di uno Stato parte del Tnp, posto sotto il controllo dell’Agenzia Atomica di Vienna (Aiea), Netanyahu ha violato simultaneamente il diritto internazionale, la Carta Onu e ogni principio di proporzionalità”, ha spiegato Arlacchi. Con il superamento dell’ultima “linea rossa” da parte di Tel Aviv, l’Iran ha la giustificazione giuridica perfetta per ritirarsi dal Tnp e sviluppare armi nucleari in una situazione di piena legalità internazionale.
L’articolo 10 consente il ritiro quando “eventi straordinari abbiano messo in pericolo gli interessi supremi” di uno Stato. Esattamente quello che è accaduto a causa della complicità degli Stati Uniti e dell’inconsistenza dell’Europa.
Il madornale errore di Trump
Il governo israeliano ha fornito alla Repubblica islamica dell’Iran la copertura legale per dotarsi dell’arma nucleare. Le parole del Segretario di Stato americano Marco Rubio sul non coinvolgimento degli Usa nei raid, smentite e svuotate dal post minaccioso di Donald Trump su Truth, rappresentano un disastro tattico, strategico e comunicativo. Trump è “bruciato” come mediatore o garante di trattative.
Traballa anche l’accordo del 2015 che eliminava le sanzioni e reintegrava l’Iran nel consesso internazionale. Sconfessato da Trump nel 2018, è rimasto in vigore dal lato europeo. Adesso è poco più di carta straccia. Se uno Stato può bombardare le installazioni nucleari civili di un altro senza conseguenze, vuol dire che è saltato tutto. L’Iran ha a disposizione 90 giorni per ritirarsi dal Tnp. Se dovesse farlo, si aprirebbe inevitabilmente una nuova fase.
Entra in gioco il Pakistan
Nel frattempo, un’altra potenza nucleare ha rotto gli indugi. Il ministro della Difesa pakistano Khawaja Asif ha affermato sabato che tutti i Paesi musulmani devono unirsi per affrontare l’aggressione israeliana, sottolineando che “in questo momento di prova, siamo al fianco dell’Iran in ogni modo. Proteggeremo gli interessi iraniani. Gli iraniani sono nostri fratelli e il loro dolore e il loro dolore sono condivisi”.
Asif ha esortato tutti i Paesi musulmani a tagliare i legami con lo Stato ebraico: “Le mani di Israele sono macchiate del sangue dei musulmani, e tali mani dovrebbero essere respinte”.
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