Netanyahu non arretra: “Entreremo a Gaza con tutte le nostre forze”
Israele ha scelto la strada della guerra a oltranza nella Striscia di Gaza. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che l’esercito israeliano “entrerà con tutta la sua forza” nell’enclave palestinese nei prossimi giorni.
“Non ci sarà alcuna situazione in cui fermeremo la guerra”, ha ribadito Netanyahu in un comunicato diffuso dal suo ufficio, anticipando che “nei prossimi giorni entreremo con tutte le nostre forze per completare l’operazione e sconfiggere Hamas”.
Il rilascio di Edan Alexander “è il risultato di contatti seri con l’Amministrazione Usa e del lavoro dei mediatori e non il risultato dell’aggressione” israeliana, si legge in una dichiarazione di Hamas riportata dalle tv satellitari arabe in cui Benjamin Netanyahu viene accusato di “ingannare la sua popolazione”.
“Sto bene. Sono debole, ma a poco a poco tornerò a essere quello di prima. E’ tutta questione di tempo”. Così l’ex ostaggio con cittadinanza israelo-americana ha risposto al primo ministro che lo ha chiamato al telefono per informarsi sulle sue condizioni di salute.
I colloqui segreti che gli hanno consentito di ritornare dai suoi cari, sono iniziati con un messaggio consegnato da un funzionario del movimento di resistenza palestinese a Bishara Bahbah, ex presidente di “Arab Americans for Trump”. Lo ha rivelato Axios, che citando due funzionari israeliani, uno palestinese e uno statunitense, ha ricostruito i retroscena della liberazione del soldato.
Israele usa la fame come un’arma di guerra a Gaza, negando alla popolazione palestinese la possibilità di accedere a cibo, oltre che a medicinali e altri beni umanitari. A sostenerlo è Philippe Lazzarini, commissario generale dell’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistere i rifugiati palestinesi.
Intervistato dalla Bbc, ha ammesso di non avere parole “per descrivere la miseria e la tragedia che colpisce la popolazione di Gaza. Sono ormai più di due mesi che non ricevono alcun aiuto”.
Lazzarini ha avvertito che “possiamo aspettarci che nelle prossime settimane, se non arriveranno aiuti, la gente non morirà a causa dei bombardamenti, ma per mancanza di cibo. Questa è la strumentalizzazione degli aiuti umanitari”.
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