No al processo per Nordio, Piantedosi e Mantovano per il caso Almasri
L'aula della Camera conferma il voto già espresso dalla Giunta per le autorizzazioni
Numeri differenti ma stesso risultato: no al processo per Nordio, Piantedosi e Mantovano per il caso Almasri. Dopo la Giunta per le autorizzazioni, anche l’aula della Camera ha respinto la richiesta di rinvio a giudizio per i tre esponenti del governo. Proprio i numeri, però, hanno aperto un piccolo caso politico. A differenza di quanto avviene solitamente, il voto segreto ha pesato addirittura a favore del ministro della Giustizia, del titolare del Viminale e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Nell’opposizione ci sono quindi stati dei franchi tiratori che hanno votato contro la richiesta delle toghe.
La prova dei numeri
I conti sono presto fatti. La pattuglia della maggioranza alla Camera conta 242 deputati. Considerate le assenze fisiologiche, ieri ne erano presenti 235. Ed è proprio a questa soglia che la maggioranza aveva fissato l’asticella, come confermato dal capogruppo di FdI, Galeazzo Bignami, appena dopo il voto. Contro il processo per il caso Almasri, respinto con 251 voti per Nordio e Mantovano, a cui si sono aggiunti quelli di Italia Viva per il solo caso di Piantedosi – a favore del quale del quale si sono espressi in 256 -, hanno votato anche una dozzina di ‘no’ fuori sacco, oltre ai tre deputati del gruppo Misto che avevano annunciato il voto. Un risultato che la maggioranza ha conquistato alla presenza di numerosi ministri e della stessa Giorgia Meloni.
Giorgia Meloni in aula
Le voci della partecipazione della premier alla seduta, circolate il giorno prima del voto, hanno dunque trovato conferma. La circostanza ha offerto l’occasione ai 5 Stelle di polemizzare contro l’inquilina di Palazzo Chigi – accusata di presenziare alla Camera per salvare i componenti del governo ma non per altre importanti questioni – e di scatenare un po’ di bagarre. Nulla in grado di scalfire la soddisfazione della premier per il risultato incassato.
La soddisfazione di Carlo Nordio
La stessa dei ministri, con il Guardasigilli che, commentando in Transatlantico l’esito del voto, ha sottolineato proprio come il risultato sia stato migliore di quanto preventivato. Poi la stoccata ai magistrati: “Lo strazio che il Tribunale dei ministri ha fatto delle norme più elementari del diritto è tale da stupirsi che non gli siano schizzati i codici dalle mani, ammesso che li abbiano consultati”. Infine, il pensiero del ministro Nordio va alla sua capo di gabinetto, indagata dalla procura di Roma. “Speriamo che il capitolo Bartolozzi si chiuda così come questo”, ha detto il titolare della Giustizia.
Il nodo Bartolozzi
Più che un auspicio, considerando che l’ipotesi che la Camera sollevi un conflitto di attribuzione davanti alla Consulta per il caso della dirigente di via Arenula si fa sempre più concreta. La linea della maggioranza, confermata anche dalla relazione del deputato azzurro Pietro Pittalis, è che i reati contestati ai tre esponenti del governo e quello – di dichiarazioni mendaci ai pm – per il quale è accusato Bartolozzi, benché differenti, siano connessi. L’intera vicenda Almasri non sarebbe quindi “frammentabile” in relazione alle condotte dei singoli soggetti finiti sotto la lente di ingrandimento della magistratura. Pertanto, è la tesi, anche per procedere contro Giusi Bartolozzi occorre una richiesta alla Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio.
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