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Politica

Oggi, finalmente, il voto sulla manovra in Senato

di Giuseppe Ariola -


Dopo un iter turbolento come forse poche volte prima e un weekend di passione, la manovra è finalmente approdata in aula del Senato. Il voto dell’emiciclo di Palazzo Madama, ovviamente con la fiducia, è atteso per oggi, con un ritardo estremo, sia in generale, sia rispetto a quanto inizialmente previsto. Nell’idea del governo, infatti, il testo doveva essere trasmesso alla Camera entro l’inizio della seconda settimana di dicembre. Di fatto, invece, giungerà a Montecitorio giusto in tempo per la sua conversione. Senza alcuna possibilità di una discussione vera e, tantomeno, senza nemmeno l’ipotesi di poter apportare alcuna modifica. Basti pensare che in Senato le opposizioni hanno iniziato il loro lavoro di disturbo sostanzialmente solamente ieri.

I problemi in maggioranza

Finora la maggioranza se l’è suonata e cantata da sola, facendo entrare e uscire questa o quella norma in un frenetico susseguirsi di ripresentazione dei testi. Nel mentre, in maggioranza la tensione è arrivata a livelli quasi allarmanti, in particolar modo nella Lega. Neanche a dirlo sulle pensioni. Il braccio di ferro tra i parlamentari del partito e il loro stesso ministro, il titolare del Mef Giancarlo Giorgetti, è stato tale da far risuonare addirittura, in modo in realtà forse un po’ forzato, lo spettro delle dimissioni. Prontamente e con determinazione negate dal ministro che però non ha nascosto le difficoltà. E non solo quelle degli ultimi giorni. Al punto che, quando la quadra è stata finalmente trovata, Giorgetti ha evocato l’immagine di un traguardo, parlando di un “sentiero tortuoso” che, alla fine, ha però consentito di “arrivare in vetta”.
Insomma, il dato certo è che sulla manovra si sono registrati non pochi problemi, più di quanti se ne aspettassero.

Una manovra dalla coperta particolarmente corta, come si è visto in Senato

E nonostante dalle parti della maggioranza si tenti di derubricarli al fisiologico dibattito che puntualmente accompagna la sessione di bilancio, la sensazione è che, più che altro, gli alleati di governo abbiano subito la necessità di doversi accontentare di poche e irrisorie misure. Come si suol dire ormai in occasione di ogni appuntamento con provvedimenti di natura economica, ‘la coperta è corta’. In occasione di questa manovra, come si è visto in Senato, molto più di altre volte. E quando è così, più che accontentarsi di quello che si riesce a portare a casa, diventa un risultato anche solamente riuscire a mantenere lo status quo. Ovvero evitare che nel raschiare il fondo del barile si intacchino battaglie storiche o risultati ottenuti in passato.


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