Il via libera della Russia alla cessione delle operazioni russe di Citigroup ha generato, giorno dopo, giorno, varie analisi sui media internazionali: il Cremlino scrive il nuovo Playbook della Guerra Fredda.
Ok Russia a uscita Citigroup
Il compratore è Renaissance Capital, istituto d’investimento locale. La conferma, da un decreto presidenziale pubblicato sul sito del Cremlino.
Questo passaggio segna un momento cruciale. Citigroup aveva già avviato l’uscita dal mercato russo, ma le sanzioni e le restrizioni imposte da Mosca avevano rallentato il processo.
Ora, con l’ok formale di Putin, Citi potrà completare la dismissione delle sue ultime attività locali.
Non solo un’operazione finanziaria
I media internazionali non vedono l’operazione solo come una semplice transazione finanziaria. Secondo il Financial Times, il Cremlino controlla strettamente le uscite delle aziende straniere.
L’approvazione della vendita da parte di Mosca arriva in un momento geopolitico delicato. La mossa, come un gesto politico nei confronti degli Stati Uniti, visto il contesto di relazioni tese.
Euronews punta il dito sul controllo che il Cremlino continua a esercitare sulle società occidentali. Si evidenzia che l’uscita di Citigroup riflette una sorta di “ritiro pianificato” ma condizionato: Mosca autorizza la vendita, ma non lascia totalmente libera la dismissione.
Sul fronte economico, Citigroup non è uscita da un mercato marginale. Secondo Euronews, a settembre la banca aveva un’esposizione di circa 13,5 miliardi di dollari in Russia. Gran parte di questa esposizione, da dividendi aziendali che il governo russo aveva finora rallentato o bloccato.
Chi acquista?
Renaissance Capital è una delle banche d’investimento russe più antiche. Negli anni ha assistito grandi imprese nella quotazione a Londra e Mosca.
Il fatto che non sia colpita da sanzioni occidentali la rende compatibile con n’operazione del genere. Il media Anadolu segnala che il decreto presidenziale non è entrato nei dettagli economici dell’accordo.
Il nuovo Playbook della Guerra Fredda
Il sito CoinCentral va oltre la retorica filo-finanziaria: definisce il passaggio come parte di un nuovo “Playbook della Guerra Fredda”. Le banche estere lasciano il Paese ma il Cremlino designa un compratore “amico” per gestire i beni occidentali rimasti.
Le complessità
Non mancano le complessità regolamentari. Il via libera di Putin è solo una tappa: il deal richiede ancora l’ok degli enti regolatori statunitensi.
Tra rischi e opportunità, una operazione simbolica. Rappresenta l’uscita quasi totale di un colosso finanziario occidentale da Mosca. Allo stesso tempo, mostra come il Cremlino contempli ancora questi asset come elementi strategici, non solo economici. Perciò, dopo l’ok della Russia all’uscita di Citigroup, la previsione di un nuovo Playbook della Guerra fredda.
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