Le ragioni dell'emendamento: "Non possiamo correre rischi". Intanto Piersilvio Berlusconi scomunica la patrimoniale
Oro e Bankitalia: non passa lo straniero, anzi gli stranieri. Arrivano i “chiarimenti” interni sull’emendamento relativo all’oro di Bankitalia. Una mossa che letteralmente monopolizzato il dibattito sulla manovra, sterilizzando le polemiche sulla dimensione (esigua) delle iniziative e portandolo tutto sul campo della polemica economica, politica e istituzionale. La questione, o se preferite la manovra di alleggerimento (riuscita), è comunque alquanto interessante. Perché il tema c’è.
Oro, Bankitalia, stranieri: il sillogismo di Fdi
Ed è quasi un sillogismo aristotelico. L’oro, come denunciano dal centrodestra ormai da tempo, appartiene alla Banca d’Italia, almeno stando a quanto si legge sul sito di Palazzo Koch. Il capitale di Bankitalia appartiene, pro quota, a ciascuna delle istituzioni bancarie, creditizie, enti previdenziali e assicurativi con sede legale in Italia, dai top di categoria come Intesa San Paolo e Unicredit fino alle Casse di risparmio di Lucca e Salerno. Tante di queste banche e assicurazioni sono compartecipate, se non direttamente controllate, da entità societarie con sede all’estero. Ergo: potrebbe esserci il rischio che questi stranieri, un domani, possano accampare diritti sull’oro degli italiani. Che, ricordiamocelo sempre, rappresenta per volume la terza riserva aurea a livello globale.
Cosa c’è nella circolare interna
La circolare interna di Fratelli d’Italia è diretta, come si sarebbe detto una volta, ai quadri e ai militanti. Per fare chiarezza, per gestire il dibattito, sia sui social che al bar. Per svelare le ragioni dietro a un’iniziativa che ha travalicato i confini nazionali, suscitando interesse un po’ ovunque. E per rintuzzare le “fake news” lamentate nel documento stesso. “L’Italia – recita il materiale informativo a uso interno e immediatamente trapelato all’esterno – non può correre il rischio che soggetti privati rivendichino diritti sulle riserve auree degli italiani e per questo c’è bisogno di una norma che faccia chiarezza sulla proprietà”. Altro che chiacchiere. “È falso affermare che la proprietà delle riserve auree di Bankitalia è del popolo italiano non serve a nulla”, spiega la circolare. L’oro di Bankitalia non deve finire nelle mani degli stranieri. Punto.
Una questione di capitale importanza
Snocciolando le ragioni alla base di questa posizione: “Il capitale della Banca d’Italia, comprese quindi le riserve auree, è detenuto da banche, assicurazioni, fondazioni, enti ed istituti di previdenza, fondi pensione aventi sede legale in Italia. In molti casi si tratta di soggetti privati, alcuni dei quali controllati da gruppi stranieri. L’Italia non può correre il rischio che soggetti privati rivendichino diritti sulle riserve auree degli italiani”. La conseguenza, dunque, è chiara: “Per questo c’è bisogno di una norma che faccia chiarezza sulla proprietà”. E quindi il ritorno sul tema dei temi: “Inoltre, sul sito della Banca d’Italia si afferma che l’oro è di proprietà dell’istituto. Un motivo in più per esplicitare che le riserve auree sono di proprietà di tutti gli italiani”.
Ciriani: “Polemiche eccessive”
Il governo non ha la minima intenzione, dunque, di fare marcia indietro. Su un emendamento che è riuscito a calamitare su di sé tutte le attenzioni. E, proprio ieri, la linea di Fratelli d’Italia è stata ribadita con forza dal ministro ai rapporti col Parlamento Luca Ciriani. Che, a SkyTg24, ha tuonato: “È un’ovvietà che vogliamo scrivere nero su bianco: quell’ oro appartiene al popolo italiano e la Banca d’Italia lo detiene in nome del popolo italiano. Un concetto che può apparire banale ma che non è scritto da nessuna parte. Le polemiche sono esagerate”. Ma benedette. Una manovra diversiva, un capolavoro tattico che serve, al governo, a stornare da sé le tante, troppe, polemiche indirizzate al bilancio firmato dal Mef. Che, confermando l’obiettivo di uscire, quanto prima, dalla procedura per deficit eccessivo rafforzando la credibilità dell’Italia sui mercati internazionali, concede davvero poco. A tutto il resto.
Patrimoniale, a chi piace (e a chi no)
E, a proposito di manovre di alleggerimento, prosegue il dibattito pure sul tema della patrimoniale. Il “sogno” dietro a cui fa quadrato un’opposizione a corto di idee ed evidentemente autoconvintasi di poter incidere davvero pochissimo su questo bilancio. Per Brunello Cucinelli, che ha in uscita il docufilm scritto e diretto da Giuseppe Tornatore sulle sue vita e opere, non sarebbe un tabù pagarla. Piersilvio Berlusconi, fedele alla storia sua e soprattutto della sua famiglia, di nuove tasse, invece, non ne vuole sentire nemmeno parlare. “La parola patrimoniale non mi piace per niente e mi sembra onestamente fuori posto che in certi momenti storici particolari dell’economia di particolare fragilità ci possano essere delle imposte una tantum che vengono legate a livello di profitto delle aziende”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Media For Europe durante il tradizionale incontro con la stampa tenutosi ieri a Cologno Monzese. Patrimoniale, per il figlio della buon’anima del Cav, fa rima con un’altra parola sbagliata: “Il meccanismo non lo ritengo sbagliato, ma la parola patrimoniale secondo me non va bene. Così come era sbagliatissima l’espressione extra-profitti; cosa vuol dire extra? Non vuol dire niente”. Le parole, in fondo, sono importanti. E nessuno come un Berlusconi lo sa.