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Piano Mattei, Ruggero Razza: “Il Sud può rilanciare l’Europa”

L’eurodeputato di FdI: “Per troppo tempo l’Ue ha guardato altrove”

di Eleonora Ciaffoloni -


Onorevole Ruggero Razza, l’Europa sembra essersi finalmente resa conto che senza un dialogo concreto con l’Africa non può esistere una politica estera ed economica efficace. Siamo ancora in tempo, o Russia e Cina ci hanno già superati?
«Giorgia Meloni, con il Piano Mattei e la conferenza Italia-Africa, ha tracciato un nuovo orizzonte di cooperazione paritaria, raccolto anche da Ursula von der Leyen con la nomina di un commissario per il Mediterraneo e la creazione della Direzione Generale MENA, affidata all’ambasciatore italiano Stefano Sannino. Il Mediterraneo è centrale non solo geopoliticamente, ma anche per la crescente domanda di Europa – e di Italia – da parte dell’Africa e del Golfo. Per troppo tempo l’UE ha voltato lo sguardo altrove, favorendo così l’espansione di Cina e Russia: la prima con investimenti, la seconda con interventi militari. E spesso, alcune politiche degli Stati membri hanno generato instabilità più che sviluppo».

In Italia si associa spesso la politica africana al tema delle migrazioni. Come superare questo schema?
«L’Africa cresce economicamente e demograficamente. Europa e Italia hanno progetti di sviluppo concreti, come la strategia Global Gateway e il Piano Mattei, che agiscono su energia, agricoltura, infrastrutture, salute e formazione. Fratelli d’Italia ha sostenuto l’approccio della Commissione Europea, a partire dal Memorandum firmato nel 2023 in Tunisia da Meloni e von der Leyen. L’accordo ha ridotto gli sbarchi salvando vite, ma ha anche avviato collaborazioni economiche. L’immigrazione illegale si contrasta creando canali legali per persone formate e promuovendo sviluppo nei Paesi di origine».

La Libia torna instabile. Quali errori non dobbiamo ripetere?
«La situazione è delicata. L’Italia è attiva su tutti i livelli, ma la Russia sta esercitando una pressione crescente, sostenendo tribù locali e instaurando basi militari in Cirenaica, con l’obiettivo di destabilizzare l’area e distrarre dal conflitto in Ucraina. Si punta anche a usare i flussi migratori come leva geopolitica e si alimenta la suggestione – solo tale – di missili russi puntati a Sud sull’Europa. L’Italia ha lavorato per non isolare la Libia, ma oggi serve uno scatto in più per evitare un nuovo conflitto tribale».

Cosa significa “Mediterraneo allargato” per i partner del Nord Europa?
«La sfida è far capire che investire nel vicinato meridionale è interesse europeo. Il Patto per il Mediterraneo, atteso in ottobre, va in questa direzione. Non è solo questione di energia o cultura: il Sud può rilanciare la competitività europea. Un esempio? Il corridoio dell’idrogeno porterà energia a basso costo fino al cuore della Germania, rafforzando l’industria e creando occupazione».

È possibile estendere il modello Erasmus ai Paesi non UE del Mediterraneo?
«Non possiamo limitare il rapporto col Mediterraneo al business. Esiste un legame culturale profondo, radicato nella storia. Promuovere scambi giovanili è fondamentale, ma serve serietà da entrambe le parti. Mi preoccupa il ritardo della Commissione nel rispondere alla sentenza sugli accordi Ue-Marocco. Se la burocrazia blocca la revisione, rischiamo migliaia di posti di lavoro. Sarebbe un pessimo segnale anche per la cooperazione culturale».

La NATO ha avuto un ruolo forte nel Mediterraneo negli anni ’80-’90. Serve un maggiore impegno militare europeo oggi?
«Oggi il quadro è cambiato. La Cina sta rafforzando la sua presenza militare in Africa, anche per proteggere i suoi interessi strategici. L’Europa si concentra sull’Est, ma trascura la sicurezza a Sud. Anche chi era scettico, come alcuni colleghi della Lega, oggi sostiene la necessità di programmi di sicurezza e difesa per il Mediterraneo».

La Sicilia, sua regione, è davvero al centro del Mediterraneo dal punto di vista geopolitico ed energetico?
«Mai come oggi la Sicilia è centrale. Il progetto Elmed collegherà la Tunisia all’UE passando da Mazara del Vallo. Al largo delle Egadi sorgerà il più grande parco eolico marino. Il corridoio algerino dell’idrogeno attraverserà la Sicilia, così come i nuovi collegamenti digitali tra India ed Europa. Potrei citare anche porti, merci e scambi culturali. La Sicilia è oggi un crocevia strategico per l’Italia e per l’Europa».


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