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Torino

Piemonte tra le regioni più colpite: +68% di ore di cassa integrazione

di Redazione -


Nel primo semestre del 2025 la cassa integrazione ha registrato un incremento di circa il 22% rispetto allo stesso periodo del 2024, segnalando le difficoltà che attraversa la manifattura italiana.

I dati del dossier realizzato dalla CGIA di Mestre, intitolato “Lavoro – un milione di posti in più, ma CIG in aumento”, mostrano che i settori più colpiti sono quelli dell’automotive (+85,8% di ore richieste rispetto al primo semestre 2024), seguiti da metallurgia (+56,7%), macchine e apparecchi meccanici (+12,5%) e calzature (+144,3%).
Solo questi quattro comparti rappresentano oltre il 55% del totale delle ore di cassa integrazione autorizzate nell’intero settore manifatturiero nazionale.

A livello territoriale, il Piemonte si colloca al quarto posto nella classifica regionale, con un incremento del 68,4% rispetto all’anno precedente. In testa si trovano Molise (+254,6%), Basilicata (+209,2%) e Abruzzo (+168,7%).

Nel dettaglio provinciale piemontese, Cuneo emerge come la seconda provincia italiana per crescita delle ore autorizzate (+347,1%), seguita da Asti (+289,4%).
Seguono Vercelli (+183,0%, settima a livello nazionale), Verbano-Cusio-Ossola (+92,9%, quindicesima), Torino (+61,4%, ventisettesima), Alessandria (+39,6%, trentottesima) e Novara (+28,9%, quarantasettesima).
Solo Biella registra un segno negativo, con un calo del 3,9% (75ª posizione).

“Soprattutto in Piemonte le imprese artigiane della meccanica, stanno subendo gli effetti di un mix velenoso per il settore – commenta Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Piemonte – i cui ingredienti sono la mancata ripresa del commercio internazionale, una stretta monetaria che riduce gli investimenti, la recessione della Germania, primo mercato delle esportazioni italiane e la caduta libera della produzione automobilistica, su cui pesano le incertezze della transizione verso la mobilità elettrica richiesta del Green deal europeo, e che colpisce un ampio indotto presidiato da imprese, anche artigiane, della meccanica. Questa miscela di fattori recessivi mette a dura prova la resilienza di un comparto chiave del made in Italy. Una crisi che ha già prodotto un rallentamento degli investimenti e il ricorso degli ammortizzatori sociali che vede il Piemonte brillare in negativo con un aumento di ore autorizzate per la cassa integrazione di oltre il 68%. Inoltre, nel corso dell’ultimo semestre peggiora la crisi del settore moda, con una accentuazione del calo della produzione e delle esportazioni. Si sta delineando come il terzo annus horribilis per la Moda non solo da inizio secolo ma anche dall’inizio della serie storica nel 1990.”

L’emergenza è evidente. Perché, se i dati indicano un significativo incremento in termini di richieste di ore di cassa integrazione nel primo semestre di quest’anno rispetto al primo semestre del 2025 – conclude Felici – non potranno bastare interventi tampone, ma è necessaria una strategia mirata ad emanciparsi da alcune ricette comunitarie, i cui risultati non sempre si sono rivelati pienamente soddisfacenti. Non ci si può limitare a parlare di situazione geopolitica complessa, qui c’è in ballo la volontà o meno della politica nazionale di prendere in mano le sorti del Paese.”

ilTorinese.it


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