Cultura & Spettacolo

Poker Face vedo…

di Nicola Santini -


Ho ancora bisogno di metabolizzare l’impressione che mi ha dato il film che vede alla sua seconda volta la regia di Russel Crowe.
Una premessa: a me i thriller low cost che più low cost non si può che TV8 mette in onda la mattina alle 9, del ciclo brividi in inverno, in inverno, brividi d’estate, in estate, piacciono a dismisura. Li guarderei ore ed ore e durante il primo lockdown sono stati il mio risveglio quotidiano. Quelli che contano talmente poco sul mordente che titolano ad esempio “la suocera assassina” e in effetti l’assassino è la suocera.
Poker Face, con budget assai superiori, un po’ è quella cosa lì, quindi a me è piaciuto. I capolavori sono altri. Ma al cinema si va non solo per i capolavori, e le quasi due ore sono state comunque spese bene.
Bene per come Crowe è stato capace di dirigere lo storytelling e le macchine da presa in modo che lo spettatore si senta costantemente in dovere di capire la mossa successiva, anche se spesso il giochino fa sì che la mossa successiva sia talmente scontata da essere la prima che uno avrebbe escluso. Anche in una partita di poker funziona così. E in questo, nelle riprese semicircolari che ripetono un po’ il movimento oculare che dal tavolo da gioco il giocatore compie nel guardare gli altri giocatori, è stato bravo.
Il messaggio, lo scopo didattico della pellicola, è che a volte nella partita con la vita si perde anche la vita terrena, ma se abbiamo la possibilità di fare un’ultima manche con l’idea di cambiare almeno la vita di chi rimane, vale la pena giocarsela. Perché potrebbe essere una grande, affascinante avventura. La lacrimuccia alla fine m’è scesa. Sono sincero. E sono stato felice che la canzone di Lady Gaga che porta lo stesso titolo del film, non sia stata parte della colonna sonora, aggiungendo lo scontato allo scontato.
Ed ecco cosa ho visto. La scena si apre con i protagonisti da ragazzi, un gruppetto di amici con una passione comune. Un inizio un po’ dejà vu, ma che raramente scontenta. Pochi minuti e li rivediamo oggi, con uno di loro che è diventato un imprenditore facoltoso grazie alle cifre guadagnate col poker. Gli altri hanno avuto alterne fortune, un paio galleggiano, uno è in disgrazia. Tutta la partita si svolge in una reunion nella casa del protagonista (Crowe, ovvio) in una notte. Lo scopo è anunciar loro una notizia tragica, non prima di averli avvelenati con ua sostanza che li porterà a dire tutta la verità sulle loro esistenze, compresi i tiri mancini dati proprio a lui, che con loro è sempre stato molto generoso. La nottata, già complicata di per sé è interrotta dall’arrivo di un gruppo di ladri che vogliono rubare i suoi quadri. I ladri stessi sono vecchie conoscenze del gruppo. Tutto ruota intorno alla psicologia e alla capacità di controllo del protagonista. Che, sappiamo già, la scampa, portando a termine il suo piano e dando una lezione di vita proprio quando la vita per lui ha le ore contate. È un bluffatore dichiarato che ha prodotto miliardi con le sue capacità e sa di potersi relazionare al mondo solo mentendo e ingannando con lo scopo di scoprire le carte degli altri. Con l’inganno porta gli amici a mettersi a nudo nelle loro miserie e con l’inganno porta il capo della band a suicidarsi di fatto.
Il che, se fosse stato confezionato bene, avrebbe avuto ingredienti utili per un thriller psicologico ad altissimo tasso di suspence e con un’azione capace di coinvolgere mente, cuore e budella.
Ma a quel tavolo a me sembra si sia giocato più a briscola che a poker. Si poteva fare di più e si poteva fare di meglio. Volendolo vedere con un po’ più di benevolenza, Poker Face, thrillerino un filo vecchia maniera, con questo inizio con i protagonisti da ragazzi, vuole raccontare un po’ un bilancio di una vita, passata a fregare il prossimo, dal quale non ci si fa fregare. Fin quando non è la vita stessa sentenziare la peggiore delle fregature: un male incurabile al quale si sommano una moglie che tradisce col migliore amico, un socio non proprio onesto, una figlia troppo giovane per capire. Cast occulto ma efficace sono quindi tutti i fantasmi di una vita condita dalle falsità superficiali dell’amicizia e le sue verità più intime e concrete che però a poco servono quando hai le ore contate. Attraverso gli inganni del protagonista, verso quale l’occhio della regia non è mai giudicante, saltano fuori tutti gli altarini e i tentativi di raggiro addolciti da quel senso di fedeltà ai compagni di gioco che li sistemerà a milionate di dollari, per l’esistenza.


Torna alle notizie in home