Attualità

Pomodoro, un secolo di arte visionaria

Fu artista visionario, segnando con le sue sfere i luoghi del potere e le città

di Dave Hill Cirio -


Arnaldo Pomodoro, lo scultore delle sfere note in tutto il mondo, uno dei protagonisti più emblematici della scultura contemporanea a livello internazionale, è morto ieri sera a Milano nella sua casa, alla vigilia del compimento dei 99 anni. L’annuncio della sua scomparsa, a cura della Fondazione che porta il nome del grande artista, diretta da Carlotta Montebello: “Il mondo dell’arte perde una delle sue voci più autorevoli, lucide e visionarie. Il Maestro lascia un’eredità immensa, non solo per la forza della sua opera, riconosciuta a livello internazionale, ma anche per la coerenza e l’intensità del suo pensiero, capace di guardare al futuro con instancabile energia creativa”.

La sua arte

Nato a Morciano di Romagna, dopo una formazione da geometra e un primo interesse per l’oreficeria artistica, si dedicò completamente alla scultura, sviluppando un linguaggio personale che lo ha reso riconoscibile e apprezzato in tutto il mondo.

Il cuore della poetica di Pomodoro risiede nella tensione tra la perfezione esterna delle forme geometriche (sfere, colonne, cubi, piramidi) e la complessità interna che queste rivelano grazie a fratture, squarci e incisioni. Superfici lisce e lucenti che si “rompono” per mostrare un interno articolato, quasi meccanico o arcaico, simbolo della complessità nascosta dietro l’apparenza. Metafora della psiche umana: la sfera, ad esempio, rappresenta la perfezione e l’unità, ma Pomodoro la apre per svelare i meccanismi e i conflitti interiori, invitando lo spettatore a esplorare ciò che si cela sotto la superficie.

Una riflessione sulla memoria, sul vissuto personale e collettivo, e sulla capacità dell’arte di andare oltre l’apparenza per cogliere l’essenza profonda della realtà. Pomodoro stesso descriveva la sua ossessione per il “segno” come una sorta di “scrittura arcaica e illeggibile”, un filo conduttore che attraversa tutta la sua produzione.

Le sue opere

Tra le opere più celebri la Sfera grande (1967), realizzata per l’Expo di Montréal, poi collocata a Roma di fronte al ministero degli Esteri, una delle sue prime e più famose sculture monumentali in bronzo. Poi, la Sfera con sfera (1996), installata nel piazzale delle Nazioni Unite a New York, simbolo di dialogo e complessità globale, il Movimento di crollo (1970-1971) opera monumentale in bronzo che esprime la tensione tra ordine e caos, Novecento (1999), commissionata dal Comune di Roma per celebrare il passaggio al nuovo millennio, posizionata nei pressi del Palazzo dello Sport.

La scultura: cosa era per lui

“La scultura – diceva – , quando trasforma il luogo in cui è posta, ha veramente una valenza testimoniale del proprio tempo, riesce ad improntare di sé un contesto, per arricchirlo di ulteriori stratificazioni di memoria”. E ancora: “Nell’arredo urbano è fondamentale, a mio avviso, l’intervento artistico. Ciò richiede un lavoro di integrazione tra architetto e scultore”. Poi, riguardo alle sue opere che diventavano simbolo dei luoghi aperti: “Per me la massima aspirazione è quella di avere come ambiente, per le mie opere, l’aperto, la gente, le case, il verde. Sono perciò contento che molte mie sculture siano collocate in importanti piazze del mondo e in luoghi significativi, come il piazzale delle Nazioni Unite a New York”.


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