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PRIMA PAGINA L’assedio di Bruxelles all’Europa della guerra

di Adolfo Spezzaferro -


L’ assedio di Bruxelles da parte degli agricoltori inferociti che hanno invaso con i loro trattori le strade e le piazze della capitale belga mentre l’Ue a 27 trova l’accordo per dare altri 50 miliardi di euro a Zelensky è l’immagine plastica dello scollamento tra le istituzioni comunitarie le istanze reali dei lavoratori (e dei cittadini) europei. Il problema, per la Commissione europea, era convincere l’Ungheria di Orbàn a finanziare per l’ennesima volta la guerra della Nato via Ucraina contro la Federazione Russa e di certo non dare ascolto agli agricoltori, prendere in considerazione le ragioni della protesta degli agricoltori. Mentre, di fronte a oltre 1.300 trattori sotto il naso, c’è chi nell’Ue ammette: “Non li abbiamo ascoltati abbastanza”. Un mea culpa fuori tempo massimo. Anche perché questo è soltanto l’inizio.

Le politiche economiche Ue hanno impoverito i cittadini: la protesta monterà sempre di più. A maggior ragione se chi non arriva a fine mese e ha difficoltà pure a risparmiare per le spese mediche vede che i leader dei 27 Paesi trovano l’intesa e pure i soldi per finanziare una guerra. Ma se nel Donbass lo scontro è militare, in Europa la guerra scoppierà alle urne, fra astensione e rabbia anti sistema. Alla vigilia delle elezioni europee più difficili per l’Ue e le sue istituzioni, i cittadini non ne possono più di guerre e crisi economica.

Prendiamo gli agricoltori, vittime da un lato dalle scellerate politiche Ue e dall’altro delle speculazioni finanziarie sui prezzi dei beni agricoli. I trattori sono schiacciati tra l’incudine del Green Deal e il martello della Borsa merci. Le multinazionali dell’industria alimentare – quelle che per l’appunto stabiliscono in Borsa i prezzi agricoli – sfruttano i fornitori delle materie prime – chi lavora i campi – speculando su un qualcosa che non esisterebbe, senza gli agricoltori. E la loro sacrosanta protesta innescherà qualcosa di più grande ed esplosivo, che coinvolgerà altri settori del mondo del lavoro europeo.

Intanto fanno il giro del mondo le immagini di Place du Luxembourg messa a ferro e fuoco dagli agricoltori provenienti da tutta Europa, che hanno acceso roghi, dando fuoco a paglia e letame. E lanciato uova, bottiglie di birra e petardi contro la sede dell’Europarlamento e contro la polizia che ha risposto puntando loro contro gli idranti. Gli agricoltori hanno pure abbattuto una delle sculture storiche nella piazza, risalente al 1872.

Dentro i palazzi del potere Ue invece i 27, dopo un lungo braccio di ferro con Budapest, in un Consiglio europeo straordinario hanno trovato la quadra su una revisione del bilancio 2021-2027 che prevede un pacchetto di aiuti all’Ucraina di 50 miliardi di euro. L’opposizione dell’Ungheria è venuta meno grazie a due accorgimenti politico-giuridici, che dovrebbero permettere al premier Orbán di dirsi soddisfatto dell’esito del summit. Dal canto suo, il leader ungherese canta vittoria sui social: Orbàn ha negoziato un
“meccanismo di controllo” che “garantisce l’uso ragionevole dei fondi” per l’Ucraina. “Abbiamo la garanzia che i soldi dell’Ungheria non potranno finire in Ucraina”, ha sottolineato con soddisfazione. Pure Palazzo Chigi plaude all’accordo e al ruolo chiave assunto dalla premier Giorgia Meloni nel corso delle trattative.

Molto meno soddisfatti possono dirsi i cittadini europei, alle prese con un caro vita (a partire da frutta e verdura, per l’appunto) innescato dalla guerra della Ue alla Russia a colpi di sanzioni, e che per di più devono vedere utilizzati i fondi Ue per finanziare quella guerra che non fa che prolungare sine die la crisi economica dell’eurozona. Se la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen parla di “un buon giorno giorno per l’Europa”, a coprire il suo tripudio è il rombo dei trattori. E se Zelensky ringrazia, i contribuenti europei di certo non esprimono la stessa gratitudine. Anzi, attendono le elezioni europee sul piede di guerra.


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