Ambiente

PrioritICE, così l’Europa scommette sull’Artico

di Angelo Vitale -


Non più lontano e inaccessibile, ma risorsa strategica per il ruolo che l’Europa vuole e può assumere, tra Usa, Russia e Cina. Perno per l’economia dei trasporti ma anche per le terre rare che custodisce, l’Artico è pure laboratorio continuo per l’evoluzione del pianeta. Il ritiro dei ghiacciai, ad esempio, è una delle manifestazioni più evidenti degli effetti del climate change. Nonostante ai più possa sembrare un ambiente privo di vita, gli studi svolti a frequenza sempre maggiore negli ultimi vent’anni hanno rivelato come sia a tutti gli effetti habitat in grado di sostenere una biodiversità unica. E’ la biodiversità glaciale, costituita da batteri, alghe, muschi, piante, invertebrati e vertebrati che vivono in ambienti storicamente considerati estremi. Organismi che hanno sorprendenti capacità di adattamento morfologico e fisiologico tale da consentirne la vita in prossimità o a contatto col ghiaccio e a promuoverli sentinelle del climate change.
Ghiacciai che sono anche nel cuore stesso del continente. In Italia, il Monte Bianco, il Monte Rosa, il Gruppo Ortles-Cevedale, il Gruppo Adamello-Presanella, le Dolomiti. A un primo inquadramento sulla conoscenza della biodiversità glaciale e delle relazioni tra le specie e l’ambiente, è dedicato il progetto europeo PrioritICE coordinato dall’Università degli Studi di Milano con il Museo delle Scienze di Trento, l’University of Lausanne, il Laboratoire d’Ecologie Alpine – France, l’Adam Mickiewicz University polacca. “Coombineremo metodologie all’avanguardia come l’analisi del Dna ambientale dei ggiacciai o dei suoli di recente deglaciazione con analisi più tradizionali sulla distribuzione delle piante e degli animali”, racconta Francesco Ficetola, zoologo dell’Università meneghina e coordinatore del progetto. Mentre il Muse “studierà l’ecologia degli ambienti glaciali e le comunità di insetti e ragni criofili, amanti del freddo e del ghiaccio”, aggiunge Mauro Gobbi del Museo trentino. Si punta a creare il primo database della biodiversità glaciale, da ora memoria storica di quanto è destinato a scomparire, anche per conservare e tutelare.
Conoscere, per saper meglio gestire questi ambienti. Tornando all’Europa, parte stessa di essa, l’Artico: tre (Danimarca, Svezia, e Finlandia) i Paesi Ue che hanno parte del proprio territorio nella regione artica, con oltre 500 mila cittadini europei che ci abitano. E oggetto di una pianificazione – il Documento di strategia, le Dichiarazioni del Parlamento Ue, la Ue Arcic policy – che parte da una considerazione sempre più condivisa: senza le risorse che l’Artico custodisce, gli obiettivi cui punta la transizione verde non saranno facilmente raggiungibili. Lì c’è presenza di numerose risorse energetiche e minerarie, lì sono le terre rare, senza le quali l’economia mondiale – ed europea – non può fare un passo. Lì, il 13% delle riserve mondiali di petrolio non ancora scoperte e il 30% delle risorse di gas naturale.
Una cassaforte di risorse energetiche che possono essere centrali nella manovra che l’Europa ha messo in cantiere negli ultimi anni, spinta dalla crisi determinata dal conflitto ucraino, e che punta con grande determinazione all’autonomia energetica. Con le terre rare a scintillare di più in questo forziere incontaminato e per certi versi inesplorato. Il cui possesso è proprio la materia sulla quale è sempre più necessario e indispensabile intervenire. Partendo, chissà, da quella parte di Groenlandia, la regione di Narsaq, fino a qualche anno fa seconda riserva mondiale per le terre rare, quinta per l’uranio. Una regione ove la Cina predomina, con le sue estrazioni. Qui, la ricerca di una sovranità strategica Ue.


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