Editoriale

Qualcosa di sinistro

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


di TOMMASO CERNO

Fai benissimo a preoccuparti dell’Europa. Fai bene anche a preoccuparti delle destre. Perché se continuiamo a dire che milioni di cittadini hanno il compito morale di votare per la sinistra perché gli altri sono brutti e cattivi, perché qualcuno vede fantasmi dappertutto anziché riconoscere i tratti umani e contemporanei del disagio dei ceti bassi e di milioni di ragazzi che si trovano carichi di promesse mai esaudite sul proprio futuro, quella destra vincerà e in Europa cambierà il vento.

Non è un destino segnato ma lo diventa se anche tu che guidi il principale partito di opposizione in Italia cadi nel tranello di dire ai tuoi elettori che non importa quello che succede attorno, non importa costruire un progetto di società reale, diverso e realizzabile, capace di convincere a votare per te, quello che importa è affermare che non esiste una legittimità di governo diversa dalla nostra, che tutto quello che sta dall’altra parte è il male. Perché oggi ciò che manca è proprio una alternativa credibile e votabile, e la colpa non è dei cittadini italiani ed europei che in massa hanno scelto un altro partito o Giorgia Meloni al governo, la colpa è della classe dirigente di una sinistra incantata come un vecchio disco a ripetere sempre le stesse formule magiche da troppi anni. Il vuoto l’ha creato lei, non è colpa di altri.

E oggi quando i poveri stanno aumentando, quando il capitalismo che la tua storia politica ha criticato per decenni anche quando pur con molti limiti aveva contribuito a redistribuire almeno un po’ il reddito e a dare alle classi medie la possibilità di avanzare, si mostra davvero come il suo volto peggiore da almeno 50 anni, incapace di produrre benessere diffuso ma capace solo di concentrare giganteschi capitali e potere, non riesco a sentire una voce dai vertici della sinistra italiana capace di dire no a lorsignori. Capace di costruire un’alternativa sociale che prenda spunto dai problemi di oggi e non da quelli del secolo scorso, capace di ancorare i suoi piedoni tremanti nel fango dei nostri giorni anziché chiudersi in una biblioteca a studiare, fra l’altro in maniera farraginosa e spesso antistorica, la storia di questo paese che i nostri nonni avevano impedito di far finire certo invocando la libertà e combattendo, ma anche immaginando un futuro migliore per i propri figli e costruendo le basi sociali ed economiche perché quelle parole diventassero realtà.

Hai un anno di tempo per dimostrare all’Italia che non sei un altro, l’ennesimo segretario del Pd che va al governo in qualche modo. Ma che sei quel leader che ai democratici è sempre mancato, capace di affermare un’idea del mondo e poi di vincere nelle urne per attuarla con legittimità senza invocare emergenza, urgenze, anomalie nel tessuto democratico del paese che puntualmente si rivelano farlocche. Fallo davvero, cancella questa abitudine di pensarti migliore e costruisci le basi per allargare l’attenzione degli italiani su un’idea del mondo degna di sposarsi con la parola progresso, che cancella le elemosine di Stato figlie di una nuova oligarchia del denaro e non certo di un nuovo socialismo, depenna dalla tua agenda l’idea che il potere, o peggio chi lo finanzia, possa determinare le condizioni di vita per chi ha di meno.

E imbocca la strada che viene dalla tua storia e progetta un paese capace di dare a tutti la possibilità di vivere di ciò che fanno e di fare ciò per cui hanno investito tempo e fatica nella scuola. Ma fallo davvero perché il tempo è poco e la strada è lunga. Soprattutto se stiamo da così tanto tempo fermi a lato a scagliare pomodori contro chi passa e sceglie con la testa propria.


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