Attualità

Quel fallimento di Cop28 fra aria fritta e profumo d’incenso

di Michele Gelardi -


LIBERALMENTE CORRETTO – il fallimento di Cop28

Se ventisette tentativi di “salvare” il pianeta dal (presunto) “cambiamento climatico” non hanno sortito alcun effetto, è ragionevole pensare che il ventottesimo sia destinato alla stessa fine, misera e ingloriosa? Il buon senso suggerirebbe di sì; ma la ragionevolezza, a quanto pare, diserta i grandi consessi internazionali, di politici ed esperti, patrocinati dall’ONU; cosicché viene riproposta la COP28 dopo la 27, 26, 25. La conferenza n. 28 è stata annunciata in pompa magna; il che fa pensare a una relazione diretta tra pomposità e inutilità: quanto più l’aria è fritta, tanto più sono necessari i profumi d’incenso e mirra per nascondere il sentore di frittura; e quanto più si utilizza lo stesso olio, tanto più esala l’olezzo. Ma la vera domanda è: fino a che punto l’incenso potrà coprire l’olezzo? Quando sarà scoperto il bluff? Quando si capirà finalmente che i “grandi della terra” non sono così grandi, da comandare ai mari e al cielo, al sole e alla luna e all’insieme dei componenti atmosferici che determinano il clima sulla terra? Le risposte non sono così ovvie come sembrerebbe a prima vista, perché l’ideologia trasfigura la realtà. Se i governi del mondo sono (o paiono) convinti che le loro deliberazioni incideranno sui “cambiamenti climatici”, anche se è indiscutibile che 27 numeri precedono il 28, bisogna chiedersi perché l’evidenza soccombe di fronte all’ideologia.
Si può dare una prima risposta di tipo economico, utilizzando il criterio del cui prodest. Vendere “transizioni energetiche” e “sostenibilità” oggi è sicuramente un buon affare; soprattutto per i più grandi inquinatori del pianeta. Costoro non si curano, p. es., del dissesto ambientale legato all’estrazione delle terre rare oppure allo smaltimento delle batterie elettriche, impongono agli altri vincoli che non valgono per sé stessi e si possono fregiare pure del diploma di “sostenibilità climatica”. Spostando l’attenzione dall’inquinamento al “cambiamento climatico”, il gioco è fatto. Un altro fattore rilevante è la vis compulsiva di maggiore controllo sociale. Pressoché tutti i governi hanno potuto sperimentare quanto la paura renda docile il popolo dei governati. Il lockdown più restrittivo, al limite degli arresti domiciliarti, è stato tollerato supinamente per la paura del Covid 19. L’emergenza di ieri ha giustificato il green pass, la nuova “emergenza climatica” potrà giustificare una sorta di patente a punti dei cittadini, sul modello cinese. La radice ideale di COP28 et similia va cercata, a mio avviso, in quella “presunzione fatale” descritta da von Hayek, che trascura le sagge ammonizioni del mito di Prometeo e Pandora. La “presunzione fatale” ispira le politiche dirigiste delle sinistre dem mondiali, perversamente alleate con le élites finanziarie; si esprime in mille modi; per es., nella pretesa di imporre prezzi al mercato, ignorando che il gioco della domanda e dell’offerta sfugge alle determinazioni autoritarie; o nella pretesa, che è una variante della prima, di fissare per legge il salario minimo. Ma il novello Prometeo coltiva una “presunzione” ancora più grande; si ritiene investito, non solo del compito di guidare l’umanità intera, ma perfino di quello di “salvare il pianeta”. Ovviamente non ci riesce; ma la colpa non è sua; la ricetta è giusta, solo che il dosaggio della medicina è stato basso. In altri termini, il fallimento non viene analizzato e spiegato; ci si rifugia nella “dissonanza cognitiva” ben nota – dopo gli studi di Festinger – alla scienza psicologica e sociologica. Dunque si persevera nell’errore e l’imbelle ONU può giustificare al mondo le ragioni della sua esistenza, ora ricevendo la piccola Greta in seduta plenaria, ora patrocinando la ventottesima conferenza, destinata al fallimento come tutte le precedenti.


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