Attualità

Ryad e la corsa a Expo: figli di un patriarcato minore

di Rita Cavallaro -


La doppia morale della sinistra, che cavalca la polemica politica del patriarcato sui femminicidi ma volge lo sguardo altrove, laddove la società patriarcale c’è e viola costantemente i diritti delle donne. È contro gli sceicchi di Ryad, infatti, che in queste ore l’Italia si gioca la sfida per Expo2030, la corsa per aggiudicarsi l’Esposizione universale che vede in finale la Città Eterna, la sudcoreana Busan e la capitale dell’Arabia Saudita.

Tra candidate, arrivate in finale dopo due anni di lavoro in cui il sindaco di Roma avrebbe dovuto risolvere i problemi meno insormontabili, se non altro quelli legati all’immagine della Capitale, costantemente sotto i riflettori internazionali per i cumuli di rifiuti nelle strade del centro, la sporcizia, le colonie di ratti, le centinaia di cantieri e il traffico in tilt. Una vetrina di incapacità che ha consentito agli sceicchi di prendere quota, tanto che lo stesso Roberto Gualtieri, ormai scettico sulla possibilità di strappare Expo2030 agli arabi, ha tentato di spostare l’asse, in solitaria e senza alcun appoggio dei suoi compagni di partito, sulla questione dei diritti: “Roma è la città più credibile rispetto ai diritti del lavoro, delle donne, del mondo Lgbt+.

Abbiamo meno capitale economico da spendere rispetto ad altri, ma per noi non avrebbe avuto senso misurarsi su quel piano, e forse l’Italia non ha nemmeno tutte quelle risorse”. E ancora: “Se tutti pensano che gli eventi internazionali debbano andare tutti nel Golfo perché li comprano coi petrodollari, il ricavato dei combustibili fossili… i Mondiali dove fa caldissimo… Noi diciamo al mondo: occhio a cosa diventeranno questi eventi.

Se i Paesi non ritengono che questi eventi debbano avere una coerenza con i loro obiettivi ma debbano essere ospitati da un fazzoletto di mondo non ospitale, contenti loro. Io sono ottimista: noi rappresentiamo un modello per le esposizioni internazionali, che non sono state fatte per essere comprate dal più ricco”. Un messaggio nemmeno tanto velato ai delegati dei 182 Paesi che, nelle prossime ore, esprimeranno il loro voto nell’ambito della 173esima Assemblea generale del Bie, il Bureau International des Expositions, nel Palais des Congrès di Issy- les-Moulineaux, a pochi chilometri da Parigi. Eppure l’appello di Roma non è servito a tenere unita nemmeno l’Europa sulla scelta.

Perché al largo vantaggio di Ryad, sostenuta dagli Emirati Arabi, contribuisce pure la Francia. L’inquilino dell’Eliseo Emmanuel Macron non ha fatto mistero del nome con il quale si è schierato: ha preferito lo Stato islamico ai cugini d’Oltralpe, segnando così una continuità di vedute e interessi con il suo predecessore Nicolas Sarkozy nelle simpatie verso gli arabi.

Che Parigi abbia avuto un ruolo cruciale nell’assegnazione degli ultimi Mondiali del 2022 al Qatar non è una leggenda metropolitana, ma una rivelazione dello storico presidente della Fifa Sepp Blatter, che raccontò come “una settimana prima del Congresso della Fifa l’allora presidente della Uefa Michel Platini mi chiamò e mi disse che il nostro piano di assegnare i Mondiali a Russia e Stati Uniti non avrebbe funzionato. Mi disse che l’allora presidente francese Nicolas Sarkozy, in contatto con il principe ereditario del Qatar, gli aveva chiesto di fare il possibile per assegnare il torneo al paese arabo.

Sei mesi dopo, il Qatar ha acquistato aerei da caccia francesi per 14,6 miliardi di dollari”. E l’anno successivo Doha comprò pure il Paris Saint-Germain, salvando il club e facendolo diventare il simbolo dei progetti qatarioti nel calcio. A distanza di oltre dieci anni, la storia non cambia, anzi è più strutturata di prima visto che gli arabi non hanno fatto passi avanti nel superamento di una società patriarcale che viola indiscriminatamente i diritti umani e, nonostante ciò, attraverso la corruzione e i petroldollari, hanno infiltrato il Parlamento europeo, hanno creato fondi sovrani che stanno comprando interi pezzi di Paesi del mondo e che hanno messo le mani perfino sulle case degli italiani. E ora vogliono a tutti i costi Expo 2030.


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