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Attualità

Sicurezza proclamata, diritti scaduti

di Giuseppe Tiani -


C’è un paradosso che vola basso ma becca forte. È quello di esponenti della maggioranza di governo che ostentano una narrazione d’impostazione ordinista in tema di sicurezza, ma scoprono non appena si esce dalla retorica e si entra nel terreno delle pensioni, della specificità e delle tutele professionali dei lavoratori in uniforme, di avere muscoli di cartapesta, robusti nelle dichiarazioni, inconsistenti quando si tratta di redistribuire tutele e riconoscimenti concreti.

La linea regge nei talk show, meno quando si arriva ai saldi della legge di bilancio per poliziotti, carabinieri, militari e vigili del fuoco, chiamati a lavorare di più, più a lungo e con sempre meno certezze sul domani. La maggioranza ha legittimamente delineato una linea di fermezza nella gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica, fermandosi però un passo prima di garantire ciò che conta davvero a chi quell’ordine lo presidia ogni giorno e ogni notte, una retribuzione accessoria dignitosa in tema di specificità e una previdenza equa, coerente con la natura usurante e rischiosa del servizio, come se la sicurezza potesse essere imposta dall’alto senza essere prima riconosciuta a chi la garantisce sul campo.

Il risultato è evidente, le comunità di cittadini in divisa insoddisfatte, nervose, in fibrillazione, inermi di fronte a una narrazione che promette fermezza ma consegna rinvii. L’aumento dell’età pensionabile, per quanto diluito nel tempo grazie alla pressione dell’intero movimento sindacale in uniforme, resta un boccone amaro. Digeribile solo per chi non deve mandarlo giù.

Eppure, c’è stato un sindacato di polizia che ha ringraziato. Misteri della fede sindacale, evidentemente confusa e scambiata per senso di responsabilità. La sigla autonoma applaude mentre il personale stringe i denti e vede la pensione e la liquidazione allontanarsi, così come il mancato pagamento dello straordinario. Entusiasmi spiegabili solo con la singolare propensione a scambiare la propaganda per realtà e il rinvio per conquista.

Sindacati come il Siap, invece, la linea l’hanno chiara, nessuna elevazione dell’età pensionabile, neppure quando mascherata da rinvio tecnico. E nessuna differenziazione dell’uscita dal servizio in base al tipo d’impiego operativo, come se la mobilità interna alle forze di polizia potesse essere smontata in servizio differenziato con carriere di serie A e di serie B. Sarebbe una disparità inaccettabile, oltre che una contraddizione logica. Il Governo tentenna, la narrazione scricchiola, e qualcuno applaude comunque. Il Picchio osserva e becca, ringraziare mentre si erodono e comprimono i diritti fondamentali non è leale verso chi lavora a rischio della vita. È accondiscendenza politica. Un’acrobazia retorica. E, come tutte le acrobazie, prima o poi finisce senza rete, ma ahimè chi cade non è mai chi ha applaudito.


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