Attualità

“Spettacolarizzazione dello stupro” ad Avanti Popolo. De Girolamo si difende: “Siamo tutte dalla stessa parte”

di Eleonora Ciaffoloni -


Piovono critiche (e firme) su Nunzia De Girolamo. Al centro del ciclone l’intervista andata in onda lo scorso 31 ottobre su Rai3, nel corso della trasmissione Avanti Popolo, fatta proprio da Nunzia De Girolamo ad Asia, la 19enne che ha denunciato lo stupro subito da sette coetanei a Palermo lo scorso luglio.

Un’intervista che ha creato scalpore: non solo per aver portato in televisione per la prima volta la vittima del terribile caso di cronaca e di violenza, ma anche per aver fatto insorgere decine di colleghi della De Girolamo che hanno agito di pari passo alla Commissione Pari Opportunità della Rai, che ha presentato un esposto alla presidenza dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio denunciando “superficialità e incompetenza”.

Il motivo? “La spettacolarizzazione dello stupro”, la “Pornografia del dolore”, la vittima portata di fronte all’ampio pubblico della televisione, senza rispetto del “Manifesto di Venezia per il rispetto e la parità di genere nell’informazione”.

Questo il contenuto della lettera aperta firmata da donne, giornaliste, scrittrici, attrici, rappresentanti di associazioni e politiche, che è stata inviata ai vertici Rai, all’Ordine dei Giornalisti, all’Autorità per le comunicazioni, contenente la denuncia contro “L’avvenuta violazione dei basilari principi della deontologia professionale”, per aver esposto la ragazza alla “Spettacolarizzazione del proprio stupro e alla vittimizzazione secondaria” e contenente l’accusa di aver condotto l’intervista in una modalità sbagliata “incalzante nei confronti della sopravvissuta”.

Una lettera a cui ha risposto, attraverso i propri canali social, la stessa Nunzia De Girolamo. Il suo messaggio è chiaro: “Avete sbagliato bersaglio: siamo tutte dalla stessa parte”. Un lungo post corredato da una foto in trasmissione, in cui De Girolamo spiega passo passo, non solo le modalità dell’intervista, ma anche il rapporto e gli accordi con la giovane Asia.

La giornalista racconta di aver incontrato la ragazza nei giorni precedenti alla trasmissione e di aver parlato “Ore ed ore a cuore aperto”. Non solo, in quel luogo sono stati definiti i “Limiti” dell’intervista, concordando su quanto sarebbe stato detto. “Era il suo modo coraggioso per sfidare il dolore ed il pregiudizio” ha scritto De Girolamo.

Una spiegazione che precede lo sfogo: “Sono stupita da questo maschilismo latente, che induce alcune donne a dire a una vittima di non parlare, di non metterci la faccia e addirittura di nascondersi”. E poi attacca: “Quando Asia ha fatto le sue dirette social minacciando di farsi del male, nessuno si è preoccupato o si è adoperato per costruire gruppi intellettuali a difesa o sostegno di questa ragazza?”

E conclude: “Mi dispiace constatare che state spostando il bersaglio dimenticando che il vero nemico da abbattere è lo stupratore, la cultura ancora maschilista di questo Paese”.

Insomma, il messaggio è chiaro: dov’erano quel gruppo di intellettuali, politici, critici quando Asia voleva comunicare il proprio dolore? Quando voleva essere aiutata? Giudicare dal divano di casa, spiega De Girolamo non è il modo di difendere le donne.


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