Economia

Questioncine d’Agnelli

di Giovanni Vasso -

<> on June 29, 2013 in Milan, Italy.


Con il ditino alzato, John Elkann striglia la politica e chiede ai governi e alle istituzioni Ue regole certe per garantire un futuro all’automotive. Le parole di Elkann sono nette: “Il mondo dell’automobile e della mobilità sta vivendo tantissime sfide in termini di innovazione e di tecnologia. Queste sono imposte da regole, il mercato in cui operiamo è un mercato regolato. Chi fa le regole, cioè i governi hanno la grossissima responsabilità di definire quali sono le regole del gioco”. Elkann pretende certezze: “Per un’industria come la nostra è importante la stabilità di queste regole, perché gli investimenti che noi facciamo hanno portate lunghe. I nostri progetti hanno una vita di decenni. La cosa più importante è avere un quadro di regole chiaro e stabile. Questa è la parte più importante di cui abbiamo bisogno per poter operare e poter investire”.
Del resto, John Elkann rivendica, davanti alla platea del festival dell’Economia, che “dai risultati che abbiamo avuto nel 2022 siamo in valore assoluto la società nel settore dell’automobile che ha avuto i risultati operativi più alti e nella nostra storia che nasce come Fiat tre secoli fa che poi è evoluta con Fca e oggi è Stellantis non abbiamo mai avuto nessun bisogno di avere lo Stato nel nostro capitale”. Ed è proprio così. Dentro il capitale mai, ma come generoso finanziatore esterno spesso e volentieri. La storia del nostro Paese è piena di “salvataggi” Fiat. Ma John Elkann crede, evidentemente, alla cancel culture: “Penso che gli Stati entrano quando le imprese vanno male e Stellantis va molto bene”. Adesso. Anche grazie ai fondi delle tasse pagate dagli italiani. Basterebbe solo scorrere la sfilza di finanziamenti piovuti a Fiat da Regioni e Stato dal 2000 in poi per farsene un’idea. Ma Elkann ha ragione quando dice che la politica non riesce a fissare, rigidamente, alcune regolette base. E perciò s’è ritrovata a sovvenzionare, per anni, imprese (come quella di famiglia) che alla prima occasione utile delocalizzano, fissando la propria sede legale addirittura fuori dall’Italia. Così come è accaduto per Fiat che, oggi, è un marchio (centrale) di Stellantis, il gigante dell’automotive che ha sede legale ad Amsterdam e prima sede operativa nel “vialone” di Taurusavenue a Hoofdoorp, città olandese di 80mila abitanti. John Elkann ostenta il “laboratorio Italia” che è diventato quello del mondo, con la produzione per gli Usa fatta tra Campania, Basilicata e Piemonte. Stabilimenti “blindati” dalla mano pubblica, Stato e Regioni, nell’era Marchionne, quella dei referendum in fabbrica. Ma certe cose è meglio dimenticarle. Cancel culture o, più semplicemente, questioncine d’Agnelli.


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