Attualità

Test psicoattitudinali per fare il magistrato, la solita polemica Anm

di Domenico Pecile -


Annunciata e prevedibile, la polemica è divampata immediatamente dopo il via libera – da parte del Consiglio dei ministri – ai test psicoattitudinali per l’accesso alla professione di magistrato. Il provvedimento dovrebbe essere operativo dal 2026. A dare fuoco alle polveri del malcontento è stata l’Anm. Duro il primo commento di Giuseppe Santalucia (che non esclude il ricorso allo sciopero) secondo cui i test “non servono a nulla, anzi è solamente propaganda”. Poi precisa che “la dispensa per infermità anche psichica esiste nel nostro ordinamento da tempo immemorabile, da una legge del ’46”. Insomma, le parole rassicuranti del ministro della Giustizia, Carlo Nordio (“Non è una misura contro i magistrati, lo dico io che per 40 anni ho fatto il pm”) non sono servite a rasserenare il clima che, anzi, è destinato a una serie di strascichi polemici come è sempre accaduto sulle questioni legate alla Magistratura. Ogni argomento che la tocchi, infatti, risente inevitabilmente delle polemiche che hanno accompagnato il rapporto tra Berlusconi e i magistrati. Insomma, secondo le voci critiche lo scopo della misura è creare una suggestione nell’opinione pubblica. Come dire – sostengono – che i magistrati hanno bisogno di accertamenti psichici. “Polemiche sterili, vuote astrazioni polemiche, nessuno ha mai pensato di introdurre valutazioni periodiche dell’attitudine e della psiche dei magistrati”, ribatte secco Nordio. “L’esame psicoattitudinale – precisa ancora il ministro – è previsto per tutte le funzioni più importanti del Paese, ma soprattutto è previsto per le forze dell’ordine”. Per cui, “parlare di oltraggio all’indipendenza dei magistrati è assolutamente improprio”. Insomma, secondo la maggioranza non c’è nulla di male se una persona cerca di capire com’è fatta e magari può cercare di correggersi. Per il governo, dunque, nessuno vuole attaccare i magistrati, e non c’è “nessuna lesa maestà” anche perché “la valutazione finale del magistrato è sempre rimessa alla commissione che decide sull’esito delle prove scritte e orali”. E nel novero dei critici (“è un messaggio simbolico per gettare ombre sulla magistratura”) spicca la presa di posizione, tra l’ironico e il bizzarro, del procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, che chiede l’estensione di questi test anche per chi ha responsabilità di governo: “E già che ci siamo facciamo anche narcotest e alcoltest”.


Torna alle notizie in home