Cultura & Spettacolo

The Gilded Age: vecchi merletti in salsa USA

di Nicola Santini -


Il fatto che la firma sia la stessa di quell’autore che firmando Downton Abbey mi ha tenuto inchiodato allo schermo per tutte le stagioni, film compresi, ovviamente ha messo sul red carpet la premessa di altissimo gradimento di una serie che per me, e credo tutti coloro che si sentivano orfani di quelle vicende di velluti e vecchi merletti, era quasi obbligatorio vedere. E la premessa non solo mi ha soddisfatto: The Gilded Age mi è piaciuta come poche serie sono riuscite a farlo.

Ambientata nella New York degli anni Ottanta dell’Ottocento, un’epoca d’oro di grande proliferazione edilizia e business milionari, è uno spaccato magnificente di quello che è stato lo sviluppo di una high society nel nuovo mondo. La serie ruota tutta intorno allo scontro in atto tra la “vecchia città”, ossia la classe benestante che ha designato le sorti e i legami cittadini fin dai tempi della guerra d’indipendenza, e i nuovi ricchi: ricchi, ambiziosissimi lavoratori borghesi che hanno trovato fortuna nella ferrovia e nella neonata Borsa.

I personaggi sono un circo strabiliante: la ricca vedova Agnes van Rhijn (intrepretata da Christine Baranski), affiancata dalla più tenera sorella vedova Ada Brook (Cynthia Nixon, la Miranda di Sex and The City, versione zitellona), è una delle più motivate e inacidite resistenti ai cambiamenti sociali in corso. Lei stessa si troverà costretta a scendere dal piedistallo all’arrivo della nipote Marian Brook (Louisa Jacobson), figlia di un fratello caduto in disgrazia e appena morto. Con Marian arriva anche Peggy Scott (Denée Benton), ragazza nera con aspirazioni da scrittrice nonostante il razzismo che la circonda a ogni passo.

Danno del filo da torcere un po’ a tutto l’establishment della quinta Aveue nei pressi della sessantunesima strada che ancora oggi è il signor indirizzo della Grande Mela, Bertha e George Russell, ricchi, ambioziosi e desiderosi di grande riscatto, che i vecchi nobili disprezzano senza mandarla a dire. Bertha, la signora, vuole in tutti i modi dimostrare di avercela fatta, mettendo su un palazzo suntuosissimo, progettato da architetti europei e animato ore pasti da cuochi francesi, nonché cameriere gattubate alle migliori famiglie, che regolarmente ne snobbano i piani.

Tutti i suoi strategemmi per entrare dalla porta principale della società conservatrice sono spesso ostacolati. Il marito, che la accontenta in tutto, è molto concentrato sulla sua scalata nel mondo ferroviario e nelle attività nascenti. L’atteggiamento, va da sé è spregiudicato. Larry, figlio belloccio incrocerà la strada di Marian contribuendo a far traballare le certezze dei due mondi dai confini sempre più labili ma gelosamente protetti.

Il tutto con una formula collaudata: vecchie acide pronte a sparare battute al vetriolo, grandi argenterie, atmosfere fané, sempliciotte imbellettate e filibustieri ambigui, tra strade polverose, intrighi sociali e tavole imbandite con qualche errore storico trascurabile a favor di trama.


Torna alle notizie in home