Esteri

Trump è torNato a dettare legge in Europa (e non solo)

Il segretario generale dell'alleanza atlantica ha elogiato il presidente degli Stati Uniti

di Ernesto Ferrante -


Nel giro di di 48 ore, Donald Trump si è preso la scena mondiale. Dopo aver messo il “sigillo” al cessate il fuoco tra Israele e Iran, ha allungato le mani sulla Nato, rimodellandola come voleva. Al summit dell’Aja, gli Stati membri Nato si sono impegnati ad aumentare la spesa annuale per la difesa fino a raggiungere il 5% del prodotto interno lordo (PIL) entro il 2035 e hanno ribadito il loro impegno alla difesa collettiva, affermando che “un attacco contro uno è un attacco contro tutti”.

Trump esulta

“L’accordo sul 5% della spesa in difesa è una pietra miliare storica. Alcuni dicono che sono io che l’ho fatto. Non so se l’ho fatto io, ma in effetti penso di essere stato io a farlo”, ha detto il tycoon in conferenza stampa dopo il vertice. Nei Paesi bassi si è assistito anche a un mutamento della postura dell’alleanza atlantica, che non è più puramente difensiva. Il capo della Casa Bianca ha fatto sapere che non “permetterà” alla Spagna di non pagare. Poi si è soffermato sull’Iran: “La prossima settimana parleremo. Potremmo firmare un accordo, non so. Non mi interessa se avremo un accordo o no. Il nucleare iraniano è finito”. Spiazzante l’apertura sull’acquisto da parte della Cina del petrolio dagli iraniani, che “sono appena usciti da una guerra, hanno combattuto, non sono scappati e hanno bisogno di rimettersi in piedi”.

Secondo Rutte si apre una nuova fase per la Nato

Con la dichiarazione sottoscritta, “gli alleati insieme hanno posto le fondamenta per una Nato più forte, più equa e più letale. La Nato ha concordato il piano di investimenti, che sosterrà un salto quantico nella nostra difesa collettiva”, ha spiegato il segretario generale della Nato Mark Rutte, al termine dei lavori. I suoi membri, ha continuato, “hanno concordato di spingere la nostra industria della difesa, cosa che non solo aumenterà la nostra sicurezza collettiva, ma creerà anche posti di lavoro. E abbiamo ribadito il nostro sostegno incrollabile per l’Ucraina”.

Rutte ha rivendicato il messaggio adulatorio inviato al presidente degli Stati Uniti, ripubblicato da quest’ultimo. Che il tono possa piacere o meno, ha sostenuto l’olandese, “è una questione di gusti”, ma, a suo avviso, se non ci fosse stato Donald Trump, l’impegno ad arrivare a spendere il 5% del Pil non sarebbe mai stato concordato.

Parole al miele per il leader statunitense anche nella prima parte del punto stampa congiunto: “Voglio solo riconoscere la sua azione decisiva sull’Iran. Lei è stato un uomo di forza, ma anche un uomo di pace. Voglio lodarla anche per il fatto che ha avuto successo nel realizzare il cessate il fuoco tra Israele e Iran. È importante per il mondo intero”.

I termini del sostegno all’Ucraina

L’influenza trumpiana emerge anche dal documento conclusivo. Esclusa ogni menzione ad un futuro ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza, diversamente da quanto accadde a Washington l’anno scorso, dove si sancì il principio del “percorso irreversibile”. E nessuna quantificazione degli impegni finanziari a suo favore. Il presidente Usa punta a non far inalberare la Russia per arrivare ad un accordo di pace.

La posizione di Giorgia Meloni

Quelli assunti “sono impegni significativi, sono impegni sostenibili”. Si tratta di “spese necessarie per rafforzare la nostra difesa, la nostra sicurezza in un contesto che lo necessita, ma in una dimensione che ci consente di assumere questi impegni sapendo già che non distoglieremo neanche un euro dalle altre priorità del governo a difesa e a tutela degli italiani”. Così la premier italiana Giorgia Meloni. Stoccata alle opposizioni: “Comunico ufficialmente che noi abbiamo fatto come la Spagna o la Spagna ha fatto come noi: non lo so, ma in 32 abbiamo fatto esattamente la stessa cosa”.


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