USB-Rai: il punk che vuole dirigere l’orchestra
Nella partita a Risiko dell’Eurovision, il sindacato chiede di mollare dopo la prima mossa.
USB-Rai ama presentarsi come la voce radicale dentro il servizio pubblico. Ma più che sindacato, sembra una band punk che suona fuori tempo e pretende di dirigere l’orchestra. Difendere i lavoratori è una cosa, trasformare l’Eurovision in un campo di battaglia geopolitico è un’altra. Chiedere di ritirare l’Italia dal contest non è un atto di coraggio, è un autogol: non colpisce Israele, non cambia la politica internazionale, ma spegne il microfono davanti a milioni di spettatori.
USB-Rai Eurovision: rumore invece di voce
USB-Rai è utile quando difende i precari, quando porta in agenda i problemi veri dei dipendenti. Ma diventa ingombrante quando confonde il contratto con la geopolitica. Disturba, sì, e a volte serve. Ma se il disturbo diventa solo propaganda, non è più coscienza: è rumore di fondo. È come mollare la partita a Risiko dopo la prima mossa: gli altri continuano a giocare, tu resti fuori a guardare.
La scomodità che non illumina
Un sindacato che chiede di spegnere la trasmissione non illumina nulla. Non è dissenso, è fuga. Non è protesta, è silenzio. La RAI non ha bisogno di moralisti che trasformano un festival musicale in un comizio: ha bisogno di voci che difendano i lavoratori e che sappiano distinguere tra palco e contratto. USB-Rai vuole essere la coscienza scomoda della RAI. Ma la scomodità è utile solo se illumina i problemi veri, non se spegne il microfono. Quando un sindacato confonde i contratti con la politica estera smette di rappresentare i lavoratori e diventa solo un altro potere che decide dall’alto.
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