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Quando il Vangelo diventa un laboratorio ideologico: Vendola all’attacco

Vendola trasforma il Vangelo in un laboratorio queer: provocazione estrema che sfida il sacro e il buon senso, fino al ridicolo.

di Anna Tortora -


Vendola e la teologia creativa: quando il Vangelo diventa un collage identitario

C’è modo e modo di parlare del sacro. C’è chi si avvicina ai Vangeli con rispetto, e chi invece, come Nichi Vendola, decide che è tempo di reinterpretarli come un album di figure adesive 2.0.
La sua ultima illuminazione? “Tutti i personaggi chiave del Vangelo sono queer: “Maria Maddalena, il buon Samaritano…”
E giù applausi dal pubblico progressista, che non vedeva l’ora di scoprire che il Nuovo Testamento, in realtà, era un manifesto arcobaleno ante litteram.

Non pago di aver già riletto fiabe, miti, racconti e perfino ricette della nonna in chiave “fluida”, il post-sinistrismo militante ora tenta il colpo grosso: la reinterpretazione del sacro.
L’ennesima moda intellettuale travestita da ribellione poetica.
Che poi la logica è sempre la stessa: se una storia non quadra con l’agenda del giorno, la si adatta finché non assume la forma desiderata.
Ed è qui che scatta l’effetto comico. Immaginate San Pietro trascinato a forza dentro la categoria “queer”, lui che voleva solo custodire le chiavi del Paradiso e mantenerle lontane da fantasie creative e letture da seminario postmoderno.
Ma quando la politica cerca la teologia, il risultato somiglia più a uno sketch che a un’interpretazione spirituale.

Vangelo QUEER: la provocazione estrema e il limite del buon senso

Vendola parla di “provocazione” e di fluidità, ma il problema non è la parola, è la logica: forzare il Vangelo per farlo aderire a un’idea di identità contemporanea è grottesco.
Il buon Samaritano non ha mai chiesto di diventare un’icona queer, e la parabola non ha bisogno di una lente ideologica per avere senso.
E qui entra in scena Maurizio Gasparri, che interviene chirurgico: “Affermazioni offensive e senza senso. Com’è caduta in basso la sinistra!”

L’unico, in mezzo alla bagarre, a ricordare che il buon senso non è negoziabile. Vendola può chiamarlo “esperimento creativo” quanto vuole: la realtà rimane ostinata, e qualcuno deve pur difenderla.
Il rischio? Trasformare il sacro in un laboratorio concettuale dove tutto è adattabile, tutto è simbolico, e niente è più rispettato.
La religione diventa un esercizio di stile, la teologia un gioco di acrobazie semantiche, e i testi sacri un terreno da smontare e rimontare a piacimento.

Il miracolo che serve

Alla fine, in mezzo a questa riscrittura creativa, resta solo da dire: abbiamo raggiunto il limite del ridicolo.
Il Vangelo non è un fumetto da aggiornare ogni stagione, né un laboratorio per esercizi di stile progressista.
Se il buon senso fosse un miracolo, oggi servirebbe disperatamente: Gasparri, come unico punto di lucidità, fa quello che deve fare: dire basta alle forzature.
E così, mentre Vendola tenta di piegare tutto alla sua narrazione, il sacro resta sospeso tra fantasia e forzatura, in attesa di qualcuno che ricordi che non tutto si può reinterpretare.
E quel qualcuno, forse, sono i lettori, a cui resta solo da guardare, scuotere la testa… e sperare che il prossimo passo non sia Dante non binario.

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