Hormuz, la minaccia della guerriglia dei Guardiani/2
Oltre le mine, nello Stretto l'Iran può mettere in campo una rapida guerriglia asimmetrica
L’accelerazione Usa del conflitto in Iran ha proposto a tutti i media l’opzione che Teheran custodisce riguardo allo Stretto di Hormuz di cui L’identità ha scritto nei giorni scorsi. L’Iran – si è anche scritto ripetutamente nelle più recenti ore – potrebbe causare danni militari diretti alle basi Usa in Medio Oriente e avviare una serie di rappresaglie che metterebbero a rischio la stabilità regionale e la sicurezza americana, mentre il Washington Post arrivava pure, nelle prime ore successivi agli attacchi che Trump ha indirizzato ai siti nucleari iraniani, a sentire un funzionario della Difesa Usa che, anonimamente, segnalava l’allarme esteso anche ad obiettivi interni al territorio Usa.
Oltre il blocco: ecco cosa può accadere
Restringendo però il cerchio delle ipotesi all’obiettivo Hormuz – mentre sono altalenanti le notizie sulle mosse che Khamenei potrebbe mettere in atto riguardo alla più diretta sua sicurezza personale e di quella di coloro che gli sono vicini – va ricordato che l’Iran possiede capacità militari per intervenire sullo stretto, non solo per bloccarlo.
Il Paese ha una tradizione consolidata di incursori navali e corpi speciali addestrati per operazioni marittime. I Guardiani della Rivoluzione Islamica dispongono di unità navali specializzate e forze di incursori e operatori navali addestrati per azioni di sabotaggio e guerriglia marittima, che possono operare efficacemente nello stretto e nelle acque circostanti.
Oman ed Emirati Arabi Uniti controllano la sponda sud dello Stretto di Hormuz e hanno invece interesse a mantenere aperto il passaggio per garantire la stabilità del commercio globale e la sicurezza energetica. In caso di minaccia di minare o bloccare lo stretto, probabilmente reagirebbero a livello diplomatico e militare in coordinamento con alleati internazionali, soprattutto Stati Uniti e Paesi occidentali, per garantire la libertà di navigazione e la sicurezza marittima nella regione.
La minaccia di incursioni navali dei Guardiani della Rivoluzione
Negli ultimi anni – in particolare nei due ultimi decenni – , i Guardiani della Rivoluzione Islamica hanno mostrato capacità tecniche e militari significative nel settore delle incursioni navali. Nel marzo 2007, la marina dei Guardiani sequestrò 15 membri della marina militare britannica nel Golfo Persico, un’operazione che servì a dimostrare capacità di azione rapida e coordinata in ambiente marittimo ristretto. Nel gennaio 2008, un’altra provocazione nei confronti di una nave statunitense aumentò le tensioni nella regione, evidenziando la prontezza operativa delle forze navali IRGC.
La guerriglia asimmetrica
La dottrina navale dei Guardiani si basa sulla guerra asimmetrica, con l’impiego di sciami di piccole imbarcazioni veloci armate con missili antinave, supportate da missili lanciati da terra, per contrastare forze navali superiori. Una tattica che si è dimostrata particolarmente efficace nel Golfo Persico, dove lo spazio ristretto favorisce operazioni di guerriglia marittima.
Nel maggio 2024, per arrivare all’anno scorso, la nave da guerra “Shahid Mahdavi” della marina IRGC ha attraversato l’equatore, segnando un cambiamento strategico verso una maggiore proiezione di potenza oltre il Medio Oriente. Un fattore che indica un aumento delle capacità navali iraniane, incluse quelle di supporto logistico e operazioni a lungo raggio.
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