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Esteri

Gli Usa spingono per dare inizio alla fase due a Gaza

di Enzo Ricci -


La Casa Bianca vuole annunciare il passaggio alla seconda fase del piano di pace per Gaza entro due settimane. Sarà Donald Trump ad ufficializzare l’elenco dei Paesi e le personalità che daranno un contributo. Gli Usa spingono per l’istituzione di una forma di amministrazione e di un meccanismo di sicurezza nella regione. Sono ancora in corso le trattative tra i mediatori (Qatar, Egitto e Turchia) e Hamas, che continua a opporsi alla cessione del potere a entità straniere e alla consegna delle armi in suo possesso.

L’uccisione di Yaser Abu Shabab a Gaza

Le Forze Popolari hanno confermato la morte del loro leader, Yaser Abu Shabab. Il capo del gruppo sostenuto da Israele sarebbe stato ucciso a colpi di arma da fuoco mentre “cercava di risolvere una disputa fra i membri di una famiglia”. Smentito l’agguato ad opera di Hamas. “Con immenso orgoglio e onore, le Forze Popolari piangono il loro eroico martire, Yaser Abu Shabab, fondatore delle Forze Popolari nella Striscia di Gaza”, si legge nel comunicato diffuso dalle milizie sul loro account Facebook. La fazione ha fatto sapere di voler “proseguire sulla stessa strada fino a quando l’ultimo terrorista non sarà eliminato dal territorio di Gaza e non sarà costruito un futuro brillante e sicuro per il nostro popolo, che crede nella pace”.

Il Movimento di Resistenza Islamica ha pubblicato una nota sul proprio sito web in cui ha definito “inevitabile” la fine di Abu Shabab, accusato di “essere uno strumento dell’occupazione”.

Zamir sul 7 ottobre

Il capo di stato maggiore delle Idf, tenente generale Eyal Zamir, ha detto che per giungere a conclusioni definitive sui fallimenti del 7 ottobre è necessario istituire una commissione d’inchiesta “esterna”. “Le Idf si sono assunte la responsabilità e hanno indagato autonomamente, ma la responsabilità non è solo sua e non sarebbe appropriato concentrare tutta l’attenzione esclusivamente sull’esercito”, ha scritto Zamir in una missiva agli ufficiali, riassumendo le conclusioni di ex ufficiali che hanno condotto una revisione delle indagini interne. “Per giungere alla verità e a conclusioni complete a livello nazionale, è necessario istituire una commissione d’inchiesta esterna e obiettiva, come è stato fatto dopo la guerra dello Yom Kippur del 1973”, ha proseguito Zamir.

Ancora sangue in Cisgiordania

Il ministero della Salute palestinese in Cisgiordania ha comunicato che un uomo è stato ucciso dal fuoco delle Idf nel villaggio palestinese di Udala, a sud di Nablus. Fonti palestinesi hanno riferito ad Haaretz che la vittima, Bahaa Abed al-Rahman Rashed, 38 anni, è stata uccisa a colpi d’arma da fuoco mentre usciva da una moschea del villaggio. Le forze israeliane sono entrate nel centro dell’insediamento e hanno circondato la moschea di Udala. La situazione è precipitata rapidamente, con duri scontri tra militari di Tel Aviv e palestinesi. Lanciati gas lacrimogeni mentre i fedeli uscivano dal luogo di culto. Rashed non era coinvolto nei tafferugli.

Raid di Israele in Libano

Un drone israeliano ha attaccato il villaggio di Adaisseh, nella parte meridionale del Libano. Lo ha reso noto la rete libanese Al-Mayadeen. Il capo di Hezbollah, Naim Qassem, ha criticato la decisione del governo libanese di inviare un delegato civile al comitato per il cessate il fuoco, etichettandola come una “gratuita concessione” e una palese violazione delle precedenti posizioni del governo. Lo Stato ha scelto “la diplomazia per porre fine all’aggressione e attuare” l’accordo di cessate il fuoco “e noi sosteniamo che continui in questa direzione”, ha spiegato Qassem in un discorso televisivo, aggiungendo però che è stato un “passo falso” nominare un civile in un comitato di monitoraggio del cessate il fuoco.

Le parole del presidente Aoun

Mercoledì, i rappresentanti civili libanesi e israeliani hanno tenuto i loro primi colloqui diretti in decenni. “Il Libano preferisce la strada dei negoziati con Israele per evitare un’altra ondata di violenza”, ha dichiarato il presidente libanese Joseph Aoun riferendosi a contatti con la controparte durante un incontro con una delegazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. “L’obiettivo è fermare gli attacchi, stabilire una tempistica per il ritiro israeliano e sistemare i punti contesi lungo il confine”, ha specificato Aoun, che ha chiesto all’Onu di “fare pressione su Israele affinché rispetti l’accordo di cessate il fuoco” raggiunto un anno fa e ritiri le truppe.


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