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Cronaca

Baby gang a Milano: una ricerca oltre la cronaca della violenza

Uno studio sul fenomeno: non solo gruppi di adolescenti che minacciano la sicurezza urbana

di Giorgio Brescia -


Milano, baby gang: nove giovanissimi fermati dopo due raid violenti ai danni di due loro coetanei. Calci, pugni e bottiglie rotte: adolescenti aggrediti in piena città. La polizia ha arrestato coloro che sono indiziati di essere gli autori di due distinti episodi di violenza. Gli eventi confermano l’andamento delle cronache da mesi imperniate sul fenomeno delle baby gang, un allarme concreto per i cittadini nelle strade.

Primo episodio: aggressione in piazza XXIV Maggio

Sabato scorso, intorno alle 23, un 15enne aveva chiamato il 112 da piazza XXIV Maggio. Raccontava di essere stato aggredito e derubato da quattro ragazze dopo aver lasciato la giacca in un bar, dentro vi custodiva i suoi auricolari. Gli agenti del commissariato Porta Ticinese intervenuti sul posto, grazie alla geolocalizzazione del cellulare della vittima, avevano rintracciato il gruppo in zona Darsena. Tre ragazze — due 17enni e una 16enne — arrestate; una quarta, maggiorenne, indagata per rapina e resistenza a pubblico ufficiale. Durante l’aggressione, una delle 17enni aveva colpito il ragazzo con calci e pugni e usato una bottiglia di vetro come arma. In strada, trovati anche un martelletto frangi vetro e un tirapugni. Una scena che racconta per l’ennesima volta nel capoluogo lombardo la velocità e la crudeltà con cui la violenza può scoppiare senza preavviso.

Secondo episodio: rapina in via Raffaello Sanzio

Solo ventiquattro ore dopo, in via Raffaello Sanzio, la polizia era intervenuta su segnalazione di un 14enne derubato di giubbotto e auricolari da un gruppo di coetanei. Cinque ragazzi tra i 12 e i 17 anni sono ora indagati per rapina in concorso. Anche in questo caso, la geolocalizzazione ha permesso di recuperare gli oggetti rubati. In totale, nove i giovanissimi fermati in 48 ore: quattro ragazze nel primo episodio, cinque ragazzi nel secondo. Le aree interessate — piazza XXIV Maggio, Darsena, viale D’Annunzio e via Raffaello Sanzio — sono zone centrali frequentate soprattutto nelle ore serali, teatro della movida milanese. I residenti parlano, come sempre, di paura crescente e di un senso di insicurezza che si somma alla quotidianità.

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Il fenomeno delle baby gang oltre la cronaca

Per capire cosa c’è dietro questi episodi serve guardare oltre la cronaca delle ultime baby gang di Milano. Una possibile lente, la ricerca. Pierluca Massaro, sociologo dell’Università di Bari, ha evidenziato in un suo studio che le baby gang in Italia vengono interpretate in due modi opposti. Il primo, tradizionale, le considera problemi di ordine pubblico da reprimere subito. Il secondo le vede come espressione di esclusione sociale, disagio urbano e crisi identitaria dei giovani. Massaro sottolinea che la percezione mediatico-sociale spesso enfatizza il rischio, creando l’immagine di un gruppo di minaccia e giustificando interventi emergenziali e punitivi. Guardare le gang solo come problema criminale – l’invito a riflettere – rischia di trascurare le cause profonde: povertà educativa, abbandono scolastico, mancanza di opportunità e reti di supporto. La ricerca indica che spazi di aggregazione, attività extracurriculari e politiche di integrazione sono strumenti fondamentali per prevenire la devianza giovanile e offrire ai ragazzi alternative concrete. Temi frequentemente accantonati nel rapido dibattito, specie quello televisivo che enfatizza i fatti.

La violenza c’è

I fatti di Milano, in ogni caso, mostrano però che la violenza c’è, ed è brutale. Calci, pugni, bottiglie rotte, tirapugni: gli adolescenti possono essere colpiti in pochi secondi. La lente sociologica di Massaro, pur utile, può finire per essere limitata rispetto al dato reale. Analizzare solo le cause sociali non riduce l’aggressività concreta dei gruppi né le conseguenze sulle vittime. Serve forse un equilibrio: sicurezza immediata, interventi rapidi, affiancati a strategie preventive e di inclusione.

Quali strategie?

Gli episodi di Milano confermano che queste cronache non sono un racconto esagerato. Le violenze sono reali, pericolose e colpiscono chiunque. Ma se si considera solo la violenza o solo il contesto sociale, si rischia di perdere il quadro completo. La soluzione deve passare dal combinare repressione e prevenzione, interventi concreti e politiche di lungo periodo, per fermare gli episodi e affrontare le radici del disagio giovanile. Solo così ogni città può sperare di ridurre la violenza e dare ai giovani alternative vere, prima che ogni tempo quotidiano si trasformi in aggressione.


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