Economia

Borse giù, schizza lo spread. Per la Commissione, prima il Pnrr, poi lo scudo anti spread

di Alessio Postiglione -

Christine Lagarde, President, European Central Bank ©imagoeconomica


Listini in rosso in tutta Europa, e non solo, con Milano maglia nera. In avvio di seduta, Londra cede lo 0,9%, Parigi l’1,6%, Francoforte l’1,43% e Milano il 2 per cento. Ecco l’effetto delle politiche antinflazionistiche di varie banche centrali. Per l’Italia, l’indice di riferimento Ftse Mib (-2,3%) è in flessione a causa degli ordini in vendita che riguardano soprattutto le banche. Nexi cede il 7,5%, Intesa Sanpaolo il 4,2%, Fineco il 3,99%, Banco Bpm il 3,6 per cento. Il titolo più venduto è invece Saipem, che lascia l’8,26% a 41,3 euro, spinto dalla visita del presidente del Consiglio Draghi in Israele. Lo spread tra Btp e Bund, in particolare, si allarga oltre i 230 punti (231,5) con i rendimenti spinti sempre più su, quello italiano al 3,85% sui massimi dal 2014. La stretta monetaria di Bruxelles, infatti, è molto severa per quei Paesi, come l’Italia, che si sono giovati delle politiche espansive di Francoforte. Non a caso, Draghi aveva all’Ocse parlato di “core inflation” bassa per l’Italia, al fine di legare i nostri aumenti soprattutto alla questione materie prime ed energia, sperando in questo modo che non si girasse pagina a Francoforte rispetto alle politiche monetarie che, fino a oggi, avevano tenuto sotto controllo il differenziale fra titoli italiani e tedeschi. Nonostante la banchiera centrale Lagarde avesse però rassicurato i Paesi più fragili, parlando di “scudo antispread”, per adesso, la scelta sui tassi ha fatto esplodere nuovamente lo spread. Il tema è, dunque, quando e a che condizioni ci sarà questo scudo per Roma. Falchi e liberisti, in particolare, vogliono vedere prima le riforme, sennò tanto meglio lasciare che la mano invisibile del mercato spinga l’Italia sulla retta via.
“Riguardo all’aumento dello spread fra i bond italiani e quelli tedeschi – ha detto la portavoce per gli Affari economici della Commissione europea, Veerle Nuyts – il principio generale è che la Commissione non commenta mai i movimenti sui mercati. Ma naturalmente monitoriamo la sostenibilità del debito” dei paesi membri “nel contesto del semestre europeo, e la nostra ultima valutazione di tutte le economie dell’Ue è stata pubblicata il 23 maggio scorso nel pacchetto di primavera del semestre europeo”. “Ciò che posso aggiungere più specificamente riguardo all’Italia – ha continuato Nuyts – è in riferimento alle riforme e agli investimenti predisposti nel Pnrr, che ci aspettiamo rafforzino significativamente la resilienza dell’economia italiana, la sua sostenibilità e la sua comparabilità”. Tale posizione è stata rilanciata ieri in Italia da Francesco Giavazzi, consigliere economico del Presidente del Consiglio dei ministri, in occasione del ‘Premio Alberto Giovannini’: “L’attuazione del Pnrr farà scendere lo spread, che si è rialzato non perché qualcuno ce l’ha con noi, ma semplicemente perché abbiamo un Paese con un alto debito pubblico”. Giavazzi ha schiacciato la palla alzatagli dall’ex collega alla Bocconi ed ex presidente del Consiglio Mario Monti, che lunedì, al Corriere della Sera, ha dichiarato: “Si torna a parlare di scudo anti- spread. Allora nel 2011 lo spread toccò 574 punti. Furono avviate dure misure di risanamento. L’Italia non chiese che l’Europa la salvasse, ma solo che si tenesse conto che il nostro spread incorporava una grande parte non fatta in casa”. Subodorando il ritorno del rigore, Stefano Fassina ha ammonito ieri dalle pagine del Manifesto: “Gli atti della Bce sono essenzialmente politici in quanto Francoforte sceglie chi, tra gli Stati e tra le classi sociali, paga di più i costi economici della ‘normalizzazione’. Siamo in un’economia di guerra, ma la Bce punta a normalizzare la politica monetaria, senza attenzione alle conseguenze sociali e, in particolare, occupazionali delle policy adottate”. “Le decisioni politiche di Francoforte spingono l’eurozona, in particolare gli Stati più zavorrati dal debito pubblico, verso la recessione e indeboliscono i governi europei nella trattativa per la pace in Ucraina. Per l’Italia e gli Stati ad elevato debito pubblico, si prospetta un impatto ancora più grave”, ha osservato il deputato.

«». Lo afferma, intitolato all’economista scomparso nel 2019 e già presidente di Webuild.


Torna alle notizie in home