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Attualità

Il calendario che non serve a nulla, ma che vale moltissimo

Non ricorda appuntamenti né scadenze, non ha caselle da riempire o promemoria da cerchiare. Eppure, ogni anno, milioni di italiani lo aspettano, lo sfogliano, lo appendono.

di Andrea Fiore -


Il Calendario Storico dei Carabinieri è uno di quegli oggetti che non servono a organizzare la giornata, ma a dare senso alle giornate. È un gesto affettuoso, un’abitudine che resiste, un piccolo monumento alla dedizione e alla fiducia.

E non è solo tradizione: è anche collezionismo vero e proprio. C’è chi conserva ogni edizione, chi lo cerca nei mercatini, chi lo espone con orgoglio. E diciamolo: ognuno di noi, almeno una volta, vedendolo appeso in un ufficio o in un negozio, ha provato quel pizzico di invidia bonaria. Perché non è solo un calendario: è un segno di appartenenza, di rispetto, di memoria condivisa.

Immagini che raccontano, parole che accompagnano

L’edizione 2026, dedicata agli “eroi quotidiani, è un omaggio a chi serve il Paese con discrezione e coraggio. Le tavole di Luigi “Renè” Valeno, maestro della Pop Art italiana, trasformano la divisa in gesto, il servizio in colore, la prossimità in bellezza. I testi di Maurizio De Giovanni, affidati alla voce di un giovane carabiniere, narrano episodi di altruismo e slancio con sincerità e calore. Ogni pagina è un frammento d’Italia: quella che non fa rumore, ma tiene insieme.

Una tradizione che parla al cuore

Molto probabilmente, dopo Frate Indovino e il più patinato Calendario Pirelli, è il calendario più esposto nelle case italiane. Non perché serva, ma perché significa. È un oggetto che non misura il tempo, lo custodisce. E in un’epoca dove tutto deve essere utile, veloce, funzionale, questo calendario è un piccolo atto di resistenza. Non serve a nulla, ma ci ricorda tutto. E per questo, ogni anno, milioni di italiani lo espongono con rispetto, con affetto, con quella punta di ironia che accompagna le cose serie: “Non lo uso, ma non potrei farne a meno.”


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