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C’è la manina Ue dietro la stangata in manovra su diesel e sigarette

L'allineamento delle tasse sui carburanti e la stangata sul fumo che verrà

di Giovanni Vasso -


C’è (anche) lo zampino dell’Europa dietro gli aumenti in manovra più vistosi e che interesseranno, fin da subito, le famiglie italiane: dal diesel fino alle sigarette. Stato e Ue fanno cassa con l’ambizione di rastrellare denaro fresco per rimpolpare le loro casse. La prima questione è chiaramente quella legata al riordino delle accise sul gasolio. Allo stato attuale, si pagano più tasse sulla benzina (stimate in 713,40 euro ogni mille litri) che sul diesel (su cui gravano 632,40 euro ogni mille litri). Secondo gli autotrasportatori, si tratta di una stangata che costerà, al comparto della logistica, un esborso non inferiore a 200 milioni. Perché le accise sul diesel, in manovra, e quelle per la benzina saranno parificate. Entrambe “peseranno” per 672,90 euro ogni mille litri di carburante. Detta in termini meno generali, in ballo c’è una cifra (al litro) pari a 4,05 centesimi di euro. Tolti dalla benzina, applicati direttamente al diesel. Il che significa che, a fronte di un calo delle tasse sulla benzina, si assisterà a un deciso aumento su quelle applicate al gasolio. Il governo spera di incassare, così, 550 milioni di euro in più in manovra. E solo per il 2026. In termini di portafogli, un pieno di diesel potrebbe costare – stando ai conti Codacons – fino a 2,57 euro in più per un esborso annuo stimato in poco meno di sessanta euro. Che vanno ad aggiungersi a quelli che sono già pagati a fronte dei continui rincari dei prezzi dei carburanti che, nonostante i prezzi stracciati del petrolio, di scendere (davvero) non sembrano proprio volerne sapere. L’allineamento delle accise era stato a più riprese richiesto all’Italia proprio da Bruxelles. Che ha finalmente accontentato la richiesta giunta dall’Ue. Che nel corso degli anni, rispetto alle motorizzazioni diesel in particolare, ha adottato un approccio abbastanza duro nel nome della transizione green e dell’ambiente.

 Ma le accise saliranno, con l’ok alla manovra, anche sulle sigarette non solo sul diesel. Su cui la Commissione Ue, nei mesi scorsi, ha dichiarato di voler puntare per iniziare a mettere su un piano “fiscale” comune. O, quantomeno, per iniziare a rastrellare denari direttamente dai cittadini senza passare per gli Stati. Cosa a cui un Paese ancora più ideologicamente burocentrico dell’Ue, come il nostro, si è opposta. Intanto, in manovra, sono previsti ulteriori rincari a carico dei tabagisti. Un vizio che costerà sempre più caro: 60 centesimi in più. Ma non tutti insieme, diluiti nel corso dei tre anni al centro del piano triennale presentato dal governo agli eurocrati brussellesi. Per il 2026, la stangata attesa sarà pari a 15 centesimi. I rincari, però, dovrebbero colpire anche le tasche di chi ha scelto la sigaretta elettronica: gli aumenti potrebbero arrivare a 12 centesimi già dall’inizio del prossimo anno. Il problema, vero, sarà quando l’Ue presenterà la direttiva Ted. Che ambisce, appunto, a far cassa sul vizio del fumo. Se ne parla da mesi, addirittura di rincari a tripla cifra. Il dibattito è aperto ma non ci sono grandi speranze in chissà che sconti. Né per le sigarette, né per i tabacchi trinciati, né per quelli fumati senza combustione, tantomeno per lo svapo. L’Europa, su questo, colpisce duro e lo fa senza temere contraccolpi: nessuno alzerà la voce per difendere i fumatori che, stando al messaggio cavalcato da Bruxelles, in fondo se la vanno a cercare. Forse è arrivato il momento giusto per finirla di tergiversare, fare qualcosa di buono e di utile per se stessi e, magari, per risparmiare un bel po’: smettere di fumare.


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