Attualità

Cold case e delitti imperfetti: gli errori fatali degli assassini nel libro di Albina Perri

di Rita Cavallaro -


Omicidi rimasti irrisolti e delitti imperfetti, i cui assassini sono stati assicurati alla giustizia grazie agli errori commessi sulle scene del crimine. Da una parte c’è la soluzione del caso, dall’altra il mistero che aleggia ancora sulla sorte delle vittime, nel lavoro certosino di Albina Perri, la giornalista del settimanale Giallo che fa il suo esordio come scrittrice. E lo fa con un bis, con due libri che si pongono su due versanti opposti. Uno, “Delitti imperfetti. Gli errori fatali degli assassini”, rappresenta il tutto, perché analizza undici casi di cronaca nera italiana risolti magistralmente dagli inquirenti non solo per merito delle capacità investigative, ma anche grazie a circostanze fortunate. E c’è il niente in “Il medico dell’Inter ucciso a Porta Ronana e altri delitti”, perché in questi casi gli inquirenti hanno brancolato nel buio.  Perri, nel suo Delitti imperfetti edito da Mursia e con la prefazione di Vittorio Feltri, sottolinea come in realtà non esistano delitti perfetti perché tutti gli assassini, prima o poi, durante la loro azione omicidaria commettono degli errori. E se quelli dei più maldestri possono apparire evidenti, per rilevare le sbavature dei più esperti è necessario un metodo d’indagine più tecnologico, che si affianca a quello tradizionale e che, alla fine, porta al nome del colpevole. La giornalista spiega come in Italia solo un omicidio su quattro resta impunito ma anche in quel caso, sebbene il killer si convinca di averla fatta franca, in realtà può essere catturato, perché la sua firma, in qualche angolo minuscolo della scena del crimine, c’è. E un domani, alla risoluzione dei cold case, potrebbe contribuire anche l’applicazione nelle tecniche investigative dell’intelligenza artificiale.

C’è dunque una speranza per dieci vittime che a Milano non hanno ancora avuto giustizia. Le loro storie sono ricordate e analizzate da Albina Perri, partendo proprio da quella più emblematica de “Il medico dell’Inter ucciso a Porta Romana”, che dà il titolo al volume edito da Typimedia. Dall’intricato mistero dell’assassinio di Roberto Klinger, ammazzato il 18 febbraio 1992 con tre colpi di pistola, mentre era sulla sua auto nella zona centrale di Milano. E poi altri nove omicidi, tutti commessi nel capoluogo lombardo tra il ‘90 e il 2000, mai risolti e forse dimenticati dai più. Ma non da Perri, che da caposervizio di Giallo tiene costantemente viva la memoria delle vittime e dà voce alle loro famiglie che ancora chiedono giustizia. Tanto che della giornalista Vittorio Feltri, nella prefazione, scrive: “Mi stupisco perché Albina Perri, con questa sua geniale abilità nello scardinare i segreti di crimini e criminali, non si sia messa in proprio. Perché perdere tempo nel raccontare delitti, ritraendo assassini e vittime con fine pennello femminile, e non aprire una ditta di investigazioni private? O di consulenze criminologiche?”. Magari insieme, il maestro e la sua allieva, che fu capo della cronaca di Milano di Libero proprio sotto la guida del fondatore del quotidiano. Oggi quell’abilità, Albina, l’ha racchiusa tutta insieme nei suoi due libri, appena usciti e già apprezzati dai lettori


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