Politica

Decreto Sicurezza, ok nonostante l’ostruzionismo dell’opposizione

di Giuseppe Ariola -


Dalla Camera è arrivato il prima via libera al decreto Sicurezza che adesso passa all’esame del Senato per l’approvazione definitiva. Nonostante i numeri solidi con i quali la maggioranza ha approvato il provvedimento a Montecitorio (163 sì, 91 no e un’astensione), l’iter è stato tutt’altro che semplice, complice anche il clima di forte opposizione che si è registrato fuori dai palazzi parlamentari, culminato con gli scontri di lunedì scorso a Roma tra i manifestanti scesi in piazza per protestare contro le nuove norme e la Polizia. Altrettanto aspri sono stati i toni che hanno regolato il dibattito parlamentare, sia per la sostanza del decreto sicurezza che per la forma adottata dalla maggioranza per giungere alla sua approvazione in tempi rapidi. Per quanto riguarda la sostanza, a finire sotto accusa da parte delle opposizioni sono i nuovi 14 reati e le nove aggravanti aggiuntive a fattispecie già esistenti che il provvedimento introduce. Si spazia da una stretta sulla cannabis light a quella sui danneggiamenti nel corso delle manifestazioni, dai blocchi stradali alle proteste sopra le righe al fine impedire la realizzazione di opera infrastrutturali, dagli sgomberi degli immobili occupati abusivamente a un inasprimento delle norme che regolano la sospensione della pena per le detenute incinte o già madri. In più, altrettanto discusse sono le norme che riguardano le forze dell’ordine, proprio in questi giorni al centro di una nuova accusa di razzismo contenuta in un rapporto del Consiglio d’Europa. Questione che ha visto l’intervento anche del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ieri ha ricevuto al Quirinale il Capo della Polizia, Vittorio Pisani, per ribadire “la stima e la fiducia della Repubblica nelle Forze dell’ordine, la cui azione si ispira allo spirito democratico e ai valori della Costituzione”.
Sul fronte del metodo, invece, le polemiche al decreto sicurezza provengono da lontano e riguardano innanzitutto il fatto che esso sia la sostanziale riproduzione di un provvedimento ordinario arenatosi al Senato al quale il governo, trasformandolo appunto in un decreto legge, ha conferito il carattere d’urgenza per agevolarne l’iter. Proprio il contingentamento dei tempi che ha interessato il dibattito in commissione è stato, infatti, oggetto di un duro scontro già la scorsa settimana, con la seduta che si è conclusa tra le urla delle opposizioni. Il fatto che il governo abbia poi posto la questione di fiducia per blindare il decreto alla prova dell’Aula ha esasperato ulteriormente la situazione con i partiti di minoranza che hanno attuato un ostruzionismo spinto, sfociato in sedute fiume, anche notturne, e in ben 95 iscritti a parlare in dichiarazione di voto. E il dibattito, ovviamente, è stato tutt’altro che pacato. La consueta accusa di fascismo rivolta alla maggioranza si è trasformata addirittura in quella di ‘hitlerismo’ e i neologismi non finiscono qui. Dai banchi di Alleanza Verdi e Sinistra si urla alla ‘democratura’, una dittatura mascherata da democrazia, mentre dal Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte accusa Giorgia Meloni “di blindare il governo cercando di reprimere il dissenso per decreto”. Usa invece l’ironia Maria Elena Boschi che nel definire il provvedimento “una gigantesca operazione di distrazione di massa” fa presente come “la priorità per le persone non è il blocco stradale ma quello ferroviario che c’è da quando Salvini è ministro”. Anche da Azione si punta sul sarcasmo, con Fabrizio Benzoni che si augura sia sgomberata “Casa Pound che occupa illegalmente un edificio”. Di tutt’altro tenore, ovviamente, gli interventi degli esponenti della maggioranza che, nel difendere la bontà del decreto sicurezza, hanno a più riprese accusato l’opposizione di essere contro le forze di polizia e a favore dei malviventi. Una posizione alla quale ha replicato Elly Schlein che ha contrattaccato: “non vi azzardate mai più a dire che difendiamo i criminali perché siete voi che avete mandato in Libia su un volo di Stato un torturatore”.


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