Dl Sicurezza, via libera al Senato dopo aver sfiorato la rissa
Che maggioranza e opposizione non siano d’accordo sul merito di un provvedimento, come nel caso del dl Sicurezza, è del tutto fisiologico, anzi sarebbe strano il contrario. Quando però nel dibattito parlamentare irrompe anche una questione di metodo spesso ci sono ragioni che vanno oltre la normale dialettica politica. Per quanto riguarda nello specifico il dl Sicurezza le criticità coinvolgono entrambi i fronti e non meraviglia, dunque, che nel corso del suo intero iter, il clima si sia più volte surriscaldato, tanto alla Camera che ieri al Senato. Innanzitutto, il provvedimento nasce con un peccato originale: presentato come un disegno di legge, viene licenziato a Montecitorio dopo un lungo e articolato confronto che ha visto la stessa maggioranza dividersi su alcuni punti; poi, passato a Palazzo Madama, si arena e dopo ben 14 mesi totali di discussione parlamentare, il governo presenta un testo pressoché identico sotto forma di decreto e si ricomincia d’accapo, ma questa volta a tutta velocità. Discussione stroncata sia alla Camera che al Senato, passaggio lampo, meramente formale nelle commissioni e questione di fiducia posta in occasione di entrambe le letture. Il decreto Sicurezza viene convertito in legge tra le proteste dell’opposizione. Le poche ore di dibattito destinate all’esame del provvedimento si sono dunque ridotte esclusivamente a uno scambio di accuse reciproche: “state con la criminalità”, è la critica mossa dalla maggioranza all’opposizione che invece denuncia: “metodi da dittatura, vergogna”. Insomma, si sfiora la rissa in un caos generalizzato condito da proteste a tratti plateali, culminate con alcuni esponenti dei partiti di minoranza che si sono seduti a terra con le mani in alto nell’aula del Senato. Sull’azzeramento della discussione interviene anche Matteo Renzi che denuncia l’umiliazione subita dall’intero Parlamento, maggioranza compresa. “Vi stanno rendendo degli schiaccia-tasti”, tuona il leader di Italia Viva che per quanto riguarda invece il merito del provvedimento punta il dito contro l’eventualità di dare ai “servizi segreti la possibilità di organizzare colpi di Stato e associazioni terroristiche”. Critico con tutti, invece, Carlo Calenda che evidenzia come “questo provvedimento, al netto di alcuni articoli condivisibili, è illiberale e inutile. Certo se la risposta della sinistra è sdraiarsi per cinque minuti in mezzo all’aula allora la destra ha davvero un’autostrada davanti”. E il contenuto del decreto, oggettivamente, è opinabile almeno quanto le modalità con cui si è giunti al suo via libera. Salvo alcune misure sacrosante, come quella che facilita gli sgomberi delle case occupate illegalmente, l’introduzione di ben 14 nuovi reati e di 9 aggravanti per fattispecie già esistenti non sembra, francamente, la risposta giusta alle attuali criticità. Anche alla luce di un altro problema, presente da anni ma che va via via crescendo, quello del sovraffollamento carcerario.
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