Cultura & Spettacolo

Elena e l’amore di Turgenev

di Redazione -


“Sotto il tiglio c’era pace e silenzio: persino le mosche e le api che s’infilavano nel suo cono d’ombra sembravano ronzare più piano”. Torna nelle librerie, dopo sessant’anni, Alla vigilia di Ivan Turgenev, nella nuova traduzione di Mario Caramitti, per i tipi di Carbonio Editore. Il romanzo di uno dei padri della letteratura russa è un affresco storico oltre che un’indagine introspettiva dei personaggi che rinasce in un italiano rinnovato appunto dalla rimarchevole traduzione di Caramitti, professore associato di Letteratura russa alla Sapienza di Roma.
Questa la trama. E’ il 1853 e alla vigilia della guerra di Crimea, la giovane aristocratica Elena Stachova trascorre l’estate a Kuncevo, alle porte di Mosca, nella dacia di famiglia. Con lei villeggiano Anna Vasil’evna, madre premurosa e un po’ svenevole, Zoja Müller, vivace damigella di compagnia tedesca, e i parenti Uvar Ivanovič, tenente in congedo dalla stazza considerevole e dalla simpatia imperturbabile, e Pavel Šubin, studente di belle arti e talentuoso scultore. A interrompere la quieta routine sono le periodiche comparse del padre di Elena, Nikolaj Stachov – maresciallo della guardia a riposo che si divide tra la tenuta di campagna e la nuova amante a Mosca e che, per celare l’imbarazzo, ha sempre qualcosa per cui borbottare –, e le visite di Andrej Bersenev, promettente filosofo poco più grande di Elena e Šubin. Da quest’ultimo Bersenev non potrebbe essere più diverso: quanto Šubin è veemente e guascone, tanto Andrej è coscienzioso e leale. Ad accomunare i due amici è l’amore per Elena che però, pur affezionata a entrambi, li considera poco volitivi, forti di parola e pensiero ma deboli nell’azione. Intanto Bersenev ha preso a parlare a Elena del coetaneo Dmitrij Insarov, un patriota bulgaro di stanza a Mosca per perfezionare la sua istruzione e meglio servire la causa superiore della liberazione del suo Paese dal giogo turco. Quando Bersenev porta Insarov con sé alla dacia di famiglia, il “fuoco fisso e inestinguibile” che l’esule straniero ha negli occhi non può che travolgere Elena. Quell’uomo sarà suo e lei sarà di quell’uomo. Contro tutto e tutti. Elena è forte, indipendente: moderna.
Alla vigilia ha una duplice interpretazione del titolo: scritto nel 1859 è ambientato nei mesi precedenti dello scoppio della guerra di Crimea (1853) ma fa riferimento anche alle aspettative per l’azione riformatrice dello zar Alessandro II. Quindi, in un riuscito intreccio con i fatti storici il romanzo affresca un clima di tensione, di subbuglio e di grande attesa per l’appunto. Che culmina nell’amore. La felicità interiore attraversa indenne le intemperie della Storia e un mondo in fiamme.
Turgenev visse soprattutto in Europa, tra Germania e Parigi, dove divenne amico di Flaubert. Conobbe anche Tolstoj e Dostoevskij, con i quali ebbe un rapporto a tratti burrascoso e conflittuale. Tra le sue opere ricordiamo Memorie di un cacciatore (1852), Nido di nobili (1859) e Padri e figli (1862).

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