Dalla Francia alla Germania: il Parlamento europeo ha dato l’ok alle clausole di salvaguardia ora la patata bollente dell’accordo Ue-Mercosur passa al Consiglio. E qui sarà (davvero) battaglia. Già, perché lo scontro è aperto. E coinvolge, una volta tanto, le due grandi potenze europee. Da un lato c’è la Germania, che non aspetta altro che la firma.

Francia contro l’intesa Mercosur-Ue

Dall’altro invece la Francia di Macron che, spinto anche dalle feroci proteste degli agricoltori in patria e tallonato dalla vibrante opposizione di Marine Le Pen, si oppone all’intesa. La posizione di Parigi è netta: “Non siamo contrari agli accordi di libero scambio in generale, ma dobbiamo essere in grado di proteggere i nostri mercati interni, le nostre imprese, i nostri agricoltori dalla concorrenza sleale”, ha tuonato il ministro Benjamin Haddad. Che ha ribadito “tre condizioni: la prima è una clausola di salvaguardia, a seconda una clausola specchio e la terza i controlli”.

Le tre condizioni di Parigi, la profezia da Dublino

La prima, forse, è già stata soddisfatta. Per le altre, chissà. Ci vorrà tempo: “Dobbiamo anche proteggere noi stessi e i nostri interessi”, ha spiegato Haddad. Che non è soddisfatto: “Oggi non le vediamo, motivo per cui abbiamo chiesto una proroga prima di poterle esaminare, perché abbiamo bisogno che queste condizioni siano in atto”. Da Dublino è giunta una voce che sa di profezia: “Prevedo un rinvio al 2026”, ha vaticinato il sottosegretario Thomas Byrne. Pensare che, solo ieri, dalla Spagna si dava l’affare già per concluso, con tanto di data: 20 dicembre. L’Italia, in questo momento, è al centro delle attenzioni di tutti. Berlino continua a corteggiare il governo, così come lo fa anche Parigi. Roma può essere l’ago della bilancia.