Cronaca

Garlasco, oltre l’omicidio: le nuove zone d’ombra tra Sempio e procura

di Eleonora Ciaffoloni -


È l’ennesimo punto di svolta per il delitto di Garlasco, ma stavolta la notizia è di quelle che scuotono: non solo perché tocca un caso doloroso e noto, ma perché mette in luce il rischio che strumenti pubblici – le indagini, l’archiviazione, la magistratura – possano essere influenzati da logiche estranee alla ricerca della verità.

L’indagine che scuote anche Garlasco

La cronaca delle ultime ore attorno all’omicidio di Chiara Poggi del 13 agosto 2007, ha del clamoroso. L’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, che nel 2016 aveva indagato e nel 2017 aveva archiviato l’indagine su Andrea Sempio, è ora indagato dalla Procura di Brescia per corruzione in atti giudiziari. L’accusa è pesante: Venditti, secondo le ricostruzioni, avrebbe ricevuto denaro per scagionare Sempio, indicato all’epoca dai legali di Alberto Stasi – condannato definitivamente a 16 anni – come possibile autore alternativo dell’omicidio.

E così nella mattinata di ieri – giorno, tra le altre cose, di udienza al Tribunale di Pavia per l’incidente probatorio – hanno preso il via le perquisizioni nelle dimore di Venditti, in quelle di due ex carabinieri in congedo, e nelle abitazioni dei genitori e degli zii di Andrea Sempio. Nel mirino degli inquirenti anche i dispositivi elettronici, i veicoli e ogni luogo di pertinenza delle persone coinvolte. L’obiettivo ora è quello di ricostruire i contatti sospetti, eventuali flussi di denaro e anomalie procedurali che, secondo i pm, potrebbero aver influenzato l’archiviazione del 2017.

Indaga la Procura di Brescia: la “somma” per l’archiviazione su Sempio per il delitto di Garlasco

Secondo la Procura di Brescia, a Venditti sarebbe stata “proposta o comunque ipotizzata” una somma tra 20 e 30 mila euro per chiedere l’archiviazione dell’indagine su Sempio per il delitto di Garlasco. Una intuizione che è arrivata da un appunto manoscritto sequestrato, recante la scritta “Venditti / gip archivia X 20 30 euro” e che rafforzerebbe gli indizi. Ad aggiungersi al “pizzino”, alimentando ulteriori sospetti, anche movimenti bancari anomali e assegni emessi da parenti di Sempio nel periodo tra dicembre 2016 e giugno 2017. Non bonifici da tutti i giorni, ma cifre consistenti in contanti, ritenute “incongrue” rispetto ai normali movimenti finanziari della famiglia.

Sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti poi, ci sarebbero anche presunte omissioni e contatti poco trasparenti tra i protagonisti di questa nuova indagine: alcune intercettazioni rilevanti non furono trascritte nel 2017, e i contatti tra Sempio, la famiglia e due ex carabinieri incaricati appaiono, secondo i pm, “sospetti” o di “durata incongrua”. In particolare, l’interrogatorio breve e circoscritto di Sempio nel 2017 potrebbe indicare che la famiglia fosse già a conoscenza dei contenuti delle domande o dei passaggi critici dell’indagine.

Le reazioni delle difese sono state immediate: l’avvocato di Sempio, Massimo Lovati, sottolinea che le cifre indicate potrebbero essere solo “un preventivo di spese legali” e non un pagamento corruttivo. Mentre i legali della famiglia Poggi parlano di “sconcerto” e di una vicenda che rischia di diventare un “tormentone infinito” sulla pelle delle persone coinvolte, senza trascurare la credibilità della giustizia.

Eppure, a Garlasco, c’è qualcosa che va oltre la vicenda giudiziaria: perché dietro gli uffici delle procure e le villette tirate a lucido potrebbero emergere delle reti di potere non proprio trasparenti. Contatti opachi, omissioni di movimenti, famiglie più (o meno influenti), nonché fragilità del sistema, che anche ai meno avvezzi risultano tipici della “provincia” italiana. Pavia non fa eccezione. E qui le zone d’ombra rischiano di non essere mai illuminate completamente. Non sappiamo cosa e dove porterà questa nuova indagine e se ne emergerà una nuova verità giudiziaria per l’omicidio Poggi. Ma ora, il lavoro della magistratura, di noi giornalisti e del sistema politico e istituzionale dovrebbe essere quello di scavare con rigore, senza pregiudizi, ma anche senza indulgere nel comodo plebiscito dei sospetti: la presunzione di innocenza vale per tutti, ma la trasparenza e la responsabilità valgono ancor di più quando si parla di vite spezzate e di credibilità.


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