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Gestione della crisi delle imprese, la denuncia Ungdcec: finora solo rigidità di sistema e aggravi

di Redazione -


Crisi delle imprese: la sua gestione rischia di trasformarsi in una trappola infernale per tutti, per le inadempienze e gli errori della PA e per le rigidità di sistema e l’aggravio di adempimenti che ogni volta lo Stato affianca ad una novità di intervento. Lo denuncia l’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili (Ungdcec).

Il presidente Matteo De Lise è deciso: “Rispettare l’impegno dei professionisti che ricoprono incarichi per conto dei Tribunali nell’ambito della crisi d’impresa, ipotizzare nuove disposizioni che ne garantiscano la tutela nello svolgimento del lavoro e dare maggiore voce in capitolo nelle scelte a chi ogni giorno opera in questo ambito. È quello che chiediamo alle istituzioni in materia di crisi d’impresa”. 

La materia del contendere è data dal decreto che dallo scorso 6 luglio disciplina le modalità di iscrizione nell’Albo dei gestori della crisi d’impresa. “L’Albo – spiega De Lise – accoglierà i nominativi dei professionisti che saranno chiamati a ricoprire incarichi dai Tribunali. È prevista anche una sezione per i professionisti facenti funzione di Organismo di gestione delle crisi di impresa (OCRI), abolito e sostituito di recente, peraltro senza che il decreto venisse aggiornato su questo aspetto. Ma ciò che desta maggiore stupore – rimarca il presidente Ungdcec – è la previsione di nuovi oneri a carico dei professionisti, soprattutto per i colleghi più giovani: si prevede infatti una quota di prima iscrizione all’Albo pari a 150 euro, e di 50 euro di quota annua. È l’ennesimo balzello posto a carico di chi viene chiamato a ricoprire incarichi di ausiliario dei giudici”.

Federico Giotti (consigliere nazionale dell’Unione giovani commercialisti), ricorda, invece, come il nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (CCII) “preveda un aggravio di adempimenti per i professionisti. Penso all’obbligo per il liquidatore di presentazione del bilancio dell’ultimo esercizio entro trenta giorni dall’apertura della liquidazione: è facile prevedere l’insuccesso dell’applicazione della riforma, che chiamerà il legislatore a intervenire”.

Ancor più scandaloso, un aspetto di inefficienza della PA che si ribalta sui professionisti: “Sono innumerevoli le segnalazioni di colleghi erroneamente chiamati a rispondere di omissioni o cause che in realtà riguardano il soggetto oggetto della procedura concorsuale: dalle sanzioni per infrazioni al codice della strada richieste al professionista, a sentenze che condannano il curatore per omessi versamenti di imposta di soggiorno dell’albergatore fallito, fino a cartelle emesse da Agenzia Entrate e accertamenti dell’INPS sempre al malcapitato curatore”.


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