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Esteri

I conti di Zelensky senza l’oste (Trump). Il ruolo dell’Italia

La guerra in Ucraina e il piano di pace Usa

di Ernesto Ferrante -


Il bilaterale a palazzo Chigi tra la premier italiana, Giorgia Meloni, e il presidente ucraino Volodymr Zelensky, è durato circa un’ora e mezza. Nella mattinata Zelensky era stato ricevuto in udienza da Papa Leone XIV nella residenza di Castel Gandolfo. I colloqui sono stati descritti come cordiali e molto significativi, ma non hanno portato a svolte sostanziali. Quello con il Pontefice per una questione di ruoli e ambiti, l’altro per ragioni di opportunità ed equilibrio in un momento di grande tensione tra Donald Trump e l’Ue. Meloni non può permettersi uscite avventate in stile “volenterosi”. Il Santo Padre “ha ribadito la necessità di continuare il dialogo e rinnovato il pressante auspicio che le iniziative diplomatiche in corso possano portare ad una pace giusta e duratura”, si legge in una nota del Vaticano.

Zelensky ringrazia l’Italia per il sostegno ricevuto

Volodymyr Zelensky ha fatto sapere attraverso X di “contare sul continuo sostegno dell’Italia”. “Apprezziamo il ruolo attivo dell’Italia nel generare idee concrete e definire misure per avvicinare la pace. Ho informato Meloni sul lavoro del nostro team negoziale e stiamo coordinando i nostri sforzi diplomatici”, ha aggiunto il leader ucraino, ringraziando il governo italiano per il pacchetto di aiuti energetici e attrezzature necessarie.

Colloquio tra i ministri degli Esteri Sybiha e Tajani

Attraverso i social media si è fatto sentire anche il ministro degli Esteri dell’Ucraina, Andrii Sybiha, dopo il confronto con il capo della Farnesina Antonio Tajani. L’ucraino ha informato l’omologo italiano degli sforzi di pace e della difficile situazione sul campo di battaglia e sul fronte energetico a seguito dell’intensificarsi degli attacchi russi. “È importante consentire finalmente il pieno utilizzo dei beni russi congelati, rafforzare l’Ucraina nell’ambito del programma SAFE e aumentare ulteriormente i contributi all’iniziativa PURL”, ha proseguito Sybiha. La questione del sostegno militare è cruciale. E definisce il tipo di impegno nella guerra in corso. Ad oggi Roma non partecipa al Prioritized Ukraine Requirements List, che prevede l’acquisto di armi statunitensi da parte dei Paesi Nato per consegnarle agli alleati ucraini. “Ho avuto un colloquio con l’amico e Ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha. In arrivo il 12° pacchetto di aiuti militari, oltre che forniture e generatori per sostenere popolazione e infrastrutture energetiche. Restiamo saldamente al fianco di Kiev”, ha annunciato Tajani.

Trump demolisce i capi politici europei

Il presidente americano Donald Trump ritiene “deboli” i leader dei Paesi europei, di cui ha denunciato la pessima gestione dell’immigrazione e del conflitto ucraino. “Penso che siano deboli, e vogliono essere così politicamente corretti – ha detto il tycoon in un’intervista a Politico Non sanno cosa fare. L’Europa non sa cosa fare”.

Il capo della Casa Bianca ha confermato la sua intenzione di sostenere candidati politici in Europa che condividano la sua visione. La sua non è un’avversione per l’Unione europea in quanto tale, ma per i suoi vertici, colpevoli ai suoi occhi di ostacolare il piano per mettere fine alla guerra tra Ucraina e Russia piantando paletti e condizioni.

La democrazia variabile

Un passaggio, in particolare, ha fatto sobbalzare i “capibastone” di Bruxelles. “Penso l’Ucraina debba tenere delle elezioni. Stanno usando la guerra per non tenere le elezioni, ma penso che il popolo ucraino debba avere questa possibilità. Forse Zelensky vincerebbe, non so chi vincerebbe, ma non tengono elezioni da molto tempo, parlano di democrazia, ma si arriva a un punto in cui non è più una democrazia”, ha dichiarato il presidente americano.

Immediata la risposta dell’Ue, affidata Anitta Hipper, portavoce della Commissione Ue: “Questi sono tempi eccezionali. La Russia è in una guerra di aggressione con l’Ucraina. Il presidente Volodymyr Zelensky è il leader democraticamente eletto e qualsiasi elezione dovrebbe svolgersi quando le condizioni lo permettono”. La sintesi del doppio standard, la quintessenza del concetto di “democrazia” che gli elettori di Bucarest, Chisinau e Parigi conoscono benissimo. Gli “amici” sono sempre e comunque dei sinceri democratici. I “nemici”, al contrario, sono dei pericolosi autocrati. Anche se ad impedire l’accesso alle urne sono proprio i presunti difensori della libertà.


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