Torino

“Inserzioni” per i 40 anni del Castello di Rivoli

di Redazione -


Opere commissionate a Guglielmo Castelli, Lydia Ourahmane e Oscar Murillo, visitabili fino a febbraio 2026 a Rivoli

Il Castello di Rivoli presenta nel solco dei festeggiamenti per i quaranta anni dalla sua fondazione, la nuova serie “Inserzioni”, un nuovo format volto a commissionare ad artisti contemporanei un’opera pensata per il Castello. La prima edizione del progetto, dal 26 settembre fino a febbraio 2026, vede coinvolti gli artisti Guglielmo Castelli (Torino, 1987), Lydia Ourahmane (Saïda,1992) e Oscar Murillo (Valle del Cauca, 1996). In concomitanza con “Inserzioni”, il Museo presenta anche l’opera vincitrice del Premio Collective 2025 “Cultural Lost and Learned by Heart: Butterfly”(2021) di Adji Dieye (Milano, 1991) e la recente acquisizione tramite il bando PAC del Ministero della Cultura italiano di “Mare con gabbiano” di Piero Gilardi (Torino, 1942-2023) e di “a.C.”(2017) di Roberto Cuoghi (Modena, 1973).

“Inserzioni”, con cadenza semestrale, trasforma gli spazi dedicati alla collezione del Museo in una mostra collettiva in divenire, e introduce nuove commissioni nel tessuto della collezione del Castello di Rivoli, invitando una selezione di artisti contemporanei rilevanti oggi a intervenire ciascuno in una sala del museo, per relazionarsi con l’architettura aulica e le altre opere allestite. Il format, della durata di sei mesi, e rinnovato due volte l’anno, trasforma sale solitamente dedicate alla collezione in una mostra collettiva in continua evoluzione, apportando le nuove voci artistiche a cui normalmente i musei dedicano una sala a parte. Questo permette di arricchire l’offerta culturale degli allestimenti della collezione, con artisti, movimenti e aree geografiche finora non pienamente rappresentati nella storia espositiva e nel patrimonio artistico del Museo.
Ispirandosi alla formula inaugurata dal primo direttore Rudi Fuchs, per la prima mostra “Ouverture” del 1984, ogni artista è invitato a creare un’opera specificamente concepita per una stanza delle sale auliche del Castello, quasi a collaborare con esse attraverso il tempo storico. Come per la prima mostra, gli artisti vengono messi al centro del progetto sottolineando il valore delle ricerche individuali di ciascuno di loro. Il Museo intende mantenere la sua caratteristica apertura alle voci e agli artisti della storia dell’arte. Questo modus operandi incorpora oggi principi quali inclusione, apertura ad altre culture e approcci e partecipazione sociale e culturale.  Un’altra particolarità del Castello riguarda il suo carattere non finito, che lo trasforma in un contenitore che gli artisti possono completare, così da far nascere esperienze ed allestimenti unici.
Il progetto è sostenuto da Radical Commissioning Group, un gruppo ristretto di benefattori che crede, come Museo, nella necessità di dare carta bianca agli artisti per creare opere visionarie dando la possibilità contemporaneamente all’istituzione di espandere la propria voce.

Guglielmo Castelli presenta la nuova serie scultorea da esporre nella sala affrescata dedicata ai continenti, serie che vede alcuni dei personaggi che popolano i suoi dipinti sfuggire da essi per esibire in forma bidimensionale, in curiosi ambienti tridimensionali, un’idea di infanzia silenziosa e di attesa. Le figure umane delle opere, realizzate su ritagli di carta, sono coreografie intorno a piccole maquette di tavoli progettati dall’artista in ambiente casalingo e teatrale immaginario. Alle pareti una serie di dipinti, tra cui uno monumentale di oltre 3 metri, raffigurano le atmosfere fantastiche e condensate tipiche di Castelli, in cui si svolgono molteplici azioni, cadute e fallimenti. Nella sala adiacente sono esposte alcune opere su carta e, per la prima volta una speciale presentazione di materiali preparatori e di quaderni di schizzi di Castelli, che comprendono studi di personaggi del suo mondo inventato, apparenti scariche diventano ecosistema e stratificazione, insieme a prove di composizione che rivelano il processo di composizione dei suoi quadri.

“Per Voce” del 2025 è una nuova commissione di Lydia Ourahmane, realizzata in collaborazione con la sorella Sarah, compositrice e musicista. Una composizione scritta per tre cantanti non vedenti, che si sviluppa in due spazi del Museo: appena visibile, ma percettibile al tatto, la partitura è incastonata nelle pareti di ogni stanza, e rimane dunque aperta a future attivazioni. La partitura analizza l’architettura completamente determinata dalle dimensioni della stanza, con finestre e porte che dettano le pause e la lunghezza delle pareti che modella la durata. Una volta attivata, ogni cantante segue con la mano la propria parte tracciando la partitura in Braille, mentre si muove per il Castello. Le partiture si presentano come un’unica riga con le note, la loro durata, l’altezza in ottave, le legature, le pause e le istruzioni comunicative in sequenza.

In seguito a una visita al Museo, Oscar Murillo ha scelto la Sala 18 come ambientazione per la sua installazione immersiva site-specific “A see of history” (2025). L’opera riunisce 48 dipinti della serie “Disrupted Frequences”, di Murillo, che invita i visitatori a esperire l’opera dal basso, con l’affresco caduto e sospeso nel tempo. Composta da un arazzo di tele intrecciate, l’installazione esplora una tensione tra visione e vastità, immaginando nuovi territori scolpiti in un mare di segni stratificati. Iniziata nel 2013, “Frequences” prevedeva il posizionamento di tele vuote sui banchi di scuola di tutto il mondo, e la cattura di segni consci e inconsci lasciati dagli studenti. Concepite dall’artista come dispositivi di registrazione analogica, queste tele fungono da registro frammentato di una frequenza culturale, sociale e globale. Su questi frammenti Murillo ha lavorato con varie tonalità di blu, applicando pennellate gestuali di pittura a olio e una miscela di pigmento iridescente che ricorda sia l’oceano sia il cielo, elementi che legano e separano lo spazio geografico. In questo terreno sospeso, la storia e il tempo diventano incerti e aperti alla riconfigurazione. L’installazione sarà acquisita dal Museo al termine della mostra.

Mara Martellotta ilTorinese.it


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