Cultura & Spettacolo

Intervista a Robert Petrone: “Quello che non sappiamo su Cristoforo Colombo”

L'intervista a uno dei massimi esperti sull'esploratore più famoso di tutti i tempi

di Cinzia Rolli -


L’avvocato Robert Petrone, grande esperto di Cristoforo Colombo, conduttore di “Christopher Columbus University” su Radio Voice Italia, ci consente di conoscere meglio la figura del famoso esploratore e comprendere il recente clima avverso alla persona dello scopritore del continente americano.

Cristoforo Colombo: scopritore o conquistatore?
“In verità Colombo è stato scopritore, conquistatore e anche liberatore. Egli trovò popolazioni indigene a loro volta discendenti da popoli che attraversarono lo stretto di Bering per poi trasferirsi negli attuali Canada, Stati Uniti, Caraibi… e diede notizia al mondo della loro esistenza. In particolare nelle terre scoperte da Colombo viveva la tribù dei Taino, un popolo pacifico il cui re chiamava l’esploratore addirittura fratello. Essi raccontarono all’esploratore che l’etnia dei Caribe li attaccava spesso, uccidendo gli uomini e stuprando le donne che poi riducevano in schiavitù. Colombo, sposata la loro causa, riuscì a catturare tutti i loro re e liberò gli uomini dei Taino ridotti in schiavitù. Possiamo dunque dire che Colombo fu anche liberatore”.

L’idea di Colombo era, oltre quella di compiere un’impresa, anche quella di arricchirsi. Nel Giornale di bordo parla sin dal secondo giorno di miniere d’oro. Si può fargliene una colpa?
“Il motivo del viaggio di Colombo non era arricchirsi ma ripagare il debito contratto con i reali di Spagna che unici, al contrario di Genovesi, Veneziani e del re del Portogallo, finanziarono le sue spedizioni, facendogli capire che volevano trarre profitto dal loro investimento”.

Colombo dal 1492 al 1502 nei suoi viaggi nelle terre americane viene accusato di schiavitù di mala amministrazione, di aver portato malattie e violenze. Cosa possiamo dire al riguardo?
“Le accuse a Colombo di sfruttamento, violenza e l’aver introdotto malattie nuove crollano davanti ad un attento esame dei fatti. Le tribù dei Taino e le altre erano sfruttate e massacrate dai Caribe. Questa situazione cessò con l’arrivo di Cristoforo Colombo, loro amico e difensore. Le accuse furono portate avanti da Francisco de Bobadilla, inquisitore reale spagnolo che lo incolpò di cattiva gestione. I reali non gli credettero e Colombo poté continuare le sue esplorazioni. Per non parlare poi delle terribili campagne militari di Ovando, successore di Bobadilla, volte a soffocare le continue ribellioni di indigeni. Quindi chi massacrò davvero gli aborigeni? Non Colombo. Per quanto riguarda le malattie bisogna capire che prima dell’arrivo di Colombo i Taino vivevano in maniera preistorica. Se è vero che gli europei portarono tra gli indigeni i loro morbi lo stesso si può dire al contrario. Era inevitabile”.

Alla fine la Corona cerca di attirare a sé tutti i meriti della scoperta cercando di cancellare diritti e privilegi concessi a Colombo con le Capitolazioni del 1492. Può spiegarci le reali ragioni di questo voltafaccia?
“Non corrisponde al vero che i reali spagnoli tolsero diritti e meriti concessi all’esploratore né che si presero il merito del lavoro svolto da Colombo. L’esploratore non era nobile di origini ma lo divenne con la nomina a governatore. Con la scoperta del nuovo mondo il re e la regina spagnoli desideravano che la loro nobiltà terriera fondasse nuove colonie nelle terre scoperte ma gli hidalgos, i nobili proprietari terrieri, non volevano lasciare le loro comodità per andare incontro a posti sconosciuti e pericolosi. La Corona decise allora di rendere nobili ergastolani concedendo loro perdono e libertà in cambio della fondazione di colonie. Colombo combatté strenuamente questi soggetti che volevano schiavizzare le popolazioni indigene. Chiese aiuto ai reali che inviarono un eroe militare: Francisco de Bobadilla, il quale doveva verificare se Colombo fosse un governatore onesto e capace ma egli lo arrestò. A Corte, Colombo fece valere le sue ragioni e ireali spagnoli lasciarono cadere le accuse nei suoi confronti e finanziarono il terzo viaggio. Fu Bobadilla quindi a ridurre in schiavitù gli indigeni, non Colombo. Egli invece riuscì a liberarli con decreto reale che li rese anche cittadini. L’unica cosa che non fece la Corona fu rimborsare il navigatore delle spese sostenute”.

Da qualche anno negli Stati Uniti si danneggiano statue di Colombo, considerato schiavista e sterminatore. Lei è riuscito a salvare quella che si trova a Philadelphia. Perché tanta acredine?
“È vero. Sono stato coinvolto nell’attività svolta per salvare la statua di Colombo. Ma in realtà, gli eroi veri sono il Giudice Basil Russo e l’avvocato George Bocchetto. Il giudice, quale capo dell’organizzazione COPOMIAO (Conference of Presidents of Major Italian American Organizations), utilizzò i suoi contatti per raccogliere fondi e sviluppare il sostegno necessario per le attività giudiziarie. Bocchetto, da molti anni considerato fra gli avvocati più stimati e riusciti di Philadelphia, ebbe la causa per salvare la statua ottenendo successo. Una volta la Festa di Colombo era un evento spettacolare a Philadelphia. Da ragazzi imparammo del suo coraggio, dell’immensità di ciò che fece attraversando l’Atlantico, trovando un nuovo mondo. A poco a poco, con il passare degli anni, le forze della sinistra introdussero nelle scuole americane le tante bugie su Colombo. E a un certo punto un avvocato di sinistra fece appello al consiglio comunale di Philadelphia chidendo l’eliminazione di ogni riconoscimento di Colombo. Il primo cittadino all’inizio di questo decennio mandò degli operai municipali a notte fonda per distruggere la statua. Ma grazie all’intervento della gente del posto non ci riuscirono. Io mi sono occupato delle ricerche che l’avvocato Bocchetto presentò al Tribunale. L’esperienza dell’avvocato e del Giudice Russo unite alla tenacia della comunità italiana, hanno salvato il monumento”.

Cosa ne pensa dei festeggiamenti del Columbus Day?
“La festa di Cristoforo Colombo a Philadelphia era un evento magnifico, impressionante. Mi ricordo quando il Sindaco Frank Rizzo partecipava alla parata indossando la fascia. Dietro a lui centinaia o forse migliaia di partecipanti. Con il passare degli anni, l’entusiasmo per è diminuito tanto, fino al punto di esser diventato un’ombra patetica del passato. Ormai non si festaggia più l’individuo. Si festegga invece la colletività. Il 12 ottobre non è più La Festa di Colombo ma la Festa dei Popoli Indigeni. Una volta si ricordavano i grandi della storia americana. Il 12 febbraio era la Festa di Lincoln, il 22 febbraio di Washington. Oggi invece abbiamo una sola giornata che si chiama La Festa dei Presidenti. Qual è la soluzione per ripristinare l’orgoglio che una volta esisteva nell’essere italo-americani? Non lo so. Ma di una cosa sono certo. Cristoforo Colombo è, dopo Gesù Cristo, l’uomo più importante ed impressionate della storia. La Festa di Colombo non avrà più la sua vecchia gloria se non viene ripristinato un senso dell’immensità di Colombo”.


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