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Ambiente

La pesca italiana ed europea nel 2026, pericolo scampato

di Marco Montini -


Pesca italiana ed europea, pericolo scampato per il 2026. Una manciata di giorni fa, infatti, l’Agrifish, il consiglio Ue dell’agricoltura e della Pesca, ha detto “no” al piano di Ursula von der Leyen di ridurre del 64% l’attività delle imbarcazioni a strascico, e questo grazie all’accordo tra i ministri di Italia, Spagna e Francia, e al ruolo mediatore del governo danese.

Dopo una trattativa lunga e complessa a Bruxelles, abbiamo evitato un drastico ridimensionamento delle giornate di pesca nel 2026. La proposta iniziale di tagli fino al 64% è stata profondamente rivista, evitando qualsiasi taglio di giornate e permettendo agli operatori di continuare a lavorare. Ha prevalso il buon senso. Abbiamo difeso lavoro, imprese e sostenibilità, valorizzando gli sforzi già compiuti dal settore. Quando l’Italia fa squadra in Europa, i risultati arrivano”, ha sottolineato sui social il ministro Lollobrigida.

A fargli eco, pure il deputato Giandiego Gatta: “Questo risultato, insieme ad altre importanti misure adottate, testimonia l’impegno concreto del nostro Governo e una rinnovata sensibilità culturale da parte della maggioranza della classe parlamentare europea”.

Come hanno reagito, invece, le organizzazioni agricole?

Per Coldiretti, il risultato è stato ottenuto nel Consiglio Agrifish grazie all’intesa tra Italia, Spagna e Francia, che hanno presentato un documento unitario, mettendo sul piatto due strumenti fondamentali: il fermo biologico, ovvero l’arresto temporaneo dell’attività, e il bando delle demolizioni già attivato dall’Italia.

Decisivo” anche il ruolo della Presidenza danese, che ha “guidato il confronto superando l’impostazione ideologica della Commissione e riportando al centro il principio di equilibrio tra sostenibilità ambientale e sostenibilità economica e sociale, elemento imprescindibile per la sopravvivenza delle marinerie mediterranee”, aggiungono sempre da Coldiretti Pesca, il cui responsabile nazionale di Daniela Borriello ha puntualizzato: “Siamo riusciti a fermare proposte prive di buon senso che avrebbero penalizzato in modo irreversibile le nostre marinerie. Ha prevalso una visione pragmatica, costruita grazie all’impegno del ministero e al lavoro congiunto delle organizzazioni della pesca. Quando l’Italia fa squadra in Europa, i risultati arrivano”.

La soddisfazione della Confeuro

Soddisfatta pure la Confeuro, Confederazione Agricoltori Europei, che poi guarda avanti: “Occorre continuare a sensibilizzare le istituzioni europee sulle esigenze dei nostri pescatori e sull’importanza di tutelare le catene produttive – ha detto il presidente Andrea Tiso -. Le proposte inizialmente avanzate dalla Ue avrebbero infatti compromesso in modo sostanziale l’intero settore, vanificando il lavoro e i sacrifici di tanti pescatori e armatori costruiti nel corso di anni”.

Un rischio evitato, dunque, per una filiera che in Italia conta circa 12mila imbarcazioni per un giro d’affari complessivo di poco meno di 750 milioni di euro.

Non solo: “L’accordo raggiunto in sede Agrifish evita al comparto della pesca del Mediterraneo occidentale un danno economico stimato in oltre 300 milioni di euro l’anno, che sarebbe derivato dalla proposta iniziale della Commissione europea di ridurre fino al 64% i giorni di pesca nel 2026 – ha dichiarato Paolo Tiozzo vicepresidente Confcooperative Fedagripesca, esprimendo soddisfazione per l’esito del Consiglio dei ministri UE -.

Il risultato consente di garantire continuità e stabilità produttiva anche per il 2026, scongiurando un colpo durissimo a migliaia di imprese, lavoratori e intere comunità costiere”. 


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